domenica 15 novembre 2015

Corriere 15.1.15
Una patria per Bruno e per chi ama la libertà
di Nuccio Ordine


Vedendo scorrere in tv le immagini di follia e di morte, per tutta la notte non ho potuto fare a meno di ripensare alla mia Parigi, che ho frequentato e ho imparato a considerare sempre più come una mia patria. È a Parigi che ho avuto l’opportunità di capire fino in fondo una bellissima frase di Giordano Bruno: «Al vero filosofo ogni terreno è patria». Perché la patria non è solo la città in cui sei nato, ma il luogo (o i luoghi) che ti ha (ti hanno) offerto l’opportunità di diventare quello che sei.
Nelle sue peregrinazioni alla ricerca della libertà, Bruno aveva compreso che per sentirsi «a casa» bastava avere una biblioteca, un foglio, un calamaio, una penna e, soprattutto, un posto sicuro dove pensare e scrivere senza vincoli. Non a caso — accolto con tutti gli onori in Francia dal re Enrico III — il filosofo aveva capito immediatamente le pericolose conseguenze del fanatismo religioso. Nella guerra fratricida tra protestanti e cattolici, il Nolano aveva intravisto i segni di una rovinosa follia.
Ecco perché in queste drammatiche situazioni è più facile capire i nostri debiti di gratitudine per la Francia, che ci ha accolti, ci ha offerto prestigiose biblioteche e ricchissimi musei, ci ha permesso di frequentare università e centri di ricerca. È in questi luoghi che molti di noi riconoscono la loro patria. Perché, come l’esperienza stessa di Bruno ci insegna, le patrie possono essere molte.
Adesso è necessario sangue freddo per non sbagliare: chiudere frontiere, sollevare muri, alzare barriere sarebbe una risposta sbagliata. Che le scuole, le università e le accademie, invece, possano far capire ai nostri giovani che sentirsi francesi o tedeschi o spagnoli non significa tagliare le proprie radici, ma, al contrario, uscire fuori dai ristretti perimetri della piccola patria per abbracciare l’umanità intera.