venerdì 13 novembre 2015

La Stampa 13.11.15
L’Italia ha deciso di non sposarsi più
In sei anni 57 mila matrimoni in meno
L’Istat: le convivenze superano il milione, si sono moltiplicate dieci volte dal 1993
di Francesca Schianchi


Sempre meno italiani decidono di mettere la fede al dito. Chi lo fa, in maggioranza sceglie il comune piuttosto che la chiesa, soprattutto nel Centro-Nord, e ci arriva mediamente dopo i trent’anni: 31 le donne, 34 gli uomini. È rimasto praticamente uguale nel 2014 il numero dei divorzi (-0,6%) e delle separazioni (+0,5%) rispetto all’anno precedente: ci si dice addio mediamente dopo sedici anni (16,1 e 18,7 per il provvedimento di divorzio); ma anche prima, dopo dieci, tra chi si è sposato più di recente.
«Questi dati sono molto interessanti, dimostrano quale enorme passaggio abbia vissuto l’Italia in quarant’anni», commenta il sociologo Domenico De Masi il report diffuso ieri dall’Istat «Matrimoni, separazioni e divorzi» relativo al 2014. «Io ricordo ancora quando mia madre abbassava la voce per dire “pare che quei due si stiano separando”…». Come se fosse qualcosa da non raccontare in giro: nel 2014 invece, a fronte di 189.765 matrimoni celebrati nella nostra penisola (4300 in meno del 2013; 57.000 in meno dal 2008), le separazioni sono state 89.303 e i divorzi 52.335. Scioglimento della propria unione coniugale che, spiega l’Istat, sempre più spesso le coppie cercano in altri Paesi europei, per ridurre i tempi: in Italia, per i divorzi concessi nel 2014 l’intervallo tra separazione legale e domanda di divorzio è stato pari o inferiore ai cinque anni nel 60,2% dei casi.
«C’è una secolarizzazione galoppante del Paese», ricorda De Masi, «e una delle prime cause di questo cambiamento è stata la pillola anticoncezionale». Diminuisce la propensione a sposarsi: nel 2014 i primi matrimoni sono stati il 18,7% e il 20,2% in meno rispetto al 2008. Ma, rispetto allo stesso periodo, sono più che raddoppiate le unioni di fatto, superando il milione nel 2013-2014, con oltre un bebè su quattro, nel 2014, nato da genitori non sposati. E le convivenze more uxorio tra partner celibi e nubili sono cresciute di quasi dieci volte rispetto al 1993-1994. «Oggi il concetto di famiglia è aleatorio - spiega De Masi - una volta significava mamma, papà, figli, molti zii e spesso nessun nonno, perché si moriva prima. Oggi mamma e papà magari sono separati, e papà convive con un’altra lei o con un lui, e mamma pure. Ci sono pochi zii e molti nonni: vuole un esempio? La mia nipotina ha due zii e sette nonni». Proprio in virtù dell’età media di vita più lunga, si verificano anche separazioni in tarda età: se la media è 44 anni per le femmine e 47 per gli uomini (45 e 48 per i divorzi), sono in crescita anche le separazioni in cui uno dei due coniugi ha già varcato la soglia dei sessant’anni. «Sintomo di un nuovo approccio alla vita - giudica il dato De Masi -, della sensazione diffusa che valga la pena viverla felici fino in fondo».
Nel 2014, ci sono state anche 24.230 nozze con almeno uno degli sposi straniero: il 12,8% del totale dei fiori d’arancio, 1850 in meno rispetto al 2013. Di questi, 17.500 quelli di coppie miste, un coniuge italiano e l’altro no: in queste coppie, più diffuse al Nord e al Centro, la tipologia più frequente, informa l’Istat, è quella in cui il marito è italiano e la moglie straniera (nella maggior parte dei casi di nazionalità romena, a seguire ucraina e russa). In aumento fra questi coniugi le separazioni: 8.334, pari al 9,3% di tutte le separazioni. E poi, nel 2014 ci sono stati 6724 matrimoni tra coniugi entrambi stranieri: ma solo una parte tra persone residenti in Italia; ci sono pure tanti turisti che scelgono il nostro Paese solo come sfondo per il giorno del matrimonio.