giovedì 12 novembre 2015

La Stampa 12.11.15
Palazzo Chigi misurala distanza tra il Pde il Movimento di Grillo
Sondaggi migliori di quelli proposti da Ballarò
di Carlo Bertini


È vero che mancano otto mesi alle comunali, ma che il clima sia già caldo ben prima della primavera lo dimostra una sorta di competition che il governo sottotraccia ingaggia su un tema sensibile come la fotografia del consenso che esce dai sondaggi: comparando quelli di alcuni talk show, ultimo quello di Ballarò, con i dati delle rilevazioni riservate che arrivano periodicamente su tablet e cellulari del premier e dei vertici Pd. Da questa disputa ad uso mediatico - i sondaggi in mano al governo sono più positivi, pur dentro una forbice fisiologica del 3% - emerge però un primo dato politico evidente: e cioè che l’unico vero competitor preso in considerazione come avversario da battere sul campo è Grillo con i 5stelle. Perché i dati fatti filtrare indicano solo due forze a confronto sul ring della politica: sondaggio di Ballarò, Pd al 31,5% (+0,3), M5S 26,5 (-0,5%); sondaggio riservato di Palazzo Chigi della Doxa: Pd al 34,4% (+0,2) e M5S 25,7 (-0,1); simile l’altro sondaggio riservato di Swg: Pd al 34,3 e M5S al 25,5% (-1,3). Questo per rimarcare che la vulgata di un M5S in continua ascesa non risulta, anzi c’è chi li dà in flessione. E che il partito del premier è più in salute di quanto sembri. Quelli che per Renzi tengono sotto controllo i vari rilevamenti notano che c’è una tendenza alla bipolarizzazione del consenso tra Pd e i grillini, che questo trend poi possa riversarsi realmente nelle urne nazionali è tutto da vedere; e ancor di più alle comunali dipenderà da candidati, coalizioni, alleanze e quant altro.
Il secondo dato politico è che si registra - lo rimarcano gli strateghi del premier - «una costante ripresa di Renzi e del Pd», dovuta principalmente, a loro dire, al fatto che la gente comincia a intravedere i risultati su lavoro e crescita, dovuti alle misure di governo già realizzate. Insomma, «noi abbiamo una percezione diversa, siamo tranquilli perché abbiamo dati buoni, registriamo una netta e costante ripresa di Renzi e del Pd dopo l’estate». Ma cosa succederà in questo panorama nazionale quando verranno testati i consensi della Sinistra italiana di nuovo conio è da vedere, bisognerà aspettare una decina di giorni, anche se a Palazzo Chigi non sono preoccupati. «Non è di sinistra fare convegni e piccoli partiti che non vinceranno mai», è l’ultima stoccata del premier contro i compagni fuoriusciti dal Pd. Che potranno però dare grattacapi alle comunali in quelle realtà dove il loro apporto può esser determinante, per evitare o per vincere i ballottaggi. Una di queste è Torino: a metà ottobre i sondaggi riservati circolati nel Pd piemontese davano a Fassino una possibilità di vittoria al primo turno al 51% solo se accanto all’apporto di quel 9 per cento della lista dei Moderati di Portas, vi fosse pure quello di una sinistra vicina a Sel. Ora che è scoppiata la guerra a sinistra le carte si scompagineranno, «se si andrà al ballottaggio non bisogna avvelenare i pozzi, va evitato un clima di scontro», suggerisce Portas, che di sondaggi se ne intende. Stesso consiglio che con altre parole formula uno dei big del Pd, il milanese Emanuele Fiano. «È importante fare squadra per tornare a vincere come centrosinistra a Milano». Tradotto, nella città dove invece lo scontro sarà con il centrodestra, ora testa a testa nei sondaggi, potrebbe fare la differenza la variabile di un appoggio di Pisapia e dei mondi più di sinistra al candidato che dovrà passare per la via crucis delle primarie, cioè Sala: che potrebbe però pure attirare pezzi dell’elettorato di centro.