martedì 10 novembre 2015

La Stampa 10.11.15
La Sinistra apre al M5S: potremmo anche votarli
Fassina: “Ai ballottaggi nulla è precluso”. Speranza: il Pd può discutere?
di Francesca Schianchi


«Non precludo la possibilità di sostenere un candidato del M5S» dice l’ex dem Stefano Fassina, ora fra i leader della neonata Sinistra italiana, parlando di Roma. Un rumoroso schiaffo al Pd. La risposta, secca, arriva via Twitter dal presidente Orfini: «La cosiddetta sinistra si dice pronta a votare la destra populista di Grillo». Intanto a Napoli potrebbe rispuntare come candidato Bassolino, primo rottamato dell’era Renzi.

Tra Pd e M5S, «non precludo la possibilità di sostenere un candidato del M5S». Se la dichiarazione arriva dalla neonata Sinistra italiana, gruppo parlamentare con l’ambizione di diventare presto partito che già nel nome si colloca nella stessa area del Pd, l’affermazione fa rumore. «Col Pd di Renzi siamo alternativi – dice in tv l’ex dem Stefano Fassina, ospite di Agorà su Raitre – con loro c’è un confronto ma c’è anche una competizione». E allora, a un eventuale ballottaggio – nel caso di specie si parlava di Roma – Sinistra italiana potrebbe appoggiare l’aspirante sindaco grillino, «se sul piano programmatico è più compatibile con la nostra idea di sviluppo di una città». Ipotesi che dal Pd viene dileggiata («dopo il vibrante attacco a Fonzie, la cosiddetta sinistra italiana si dice pronta a sostenere a Roma la destra populista di Grillo», scrive velenoso su Twitter il presidente Orfini) e dal M5S rifiutata: «Non faremo ammucchiate o alleanze».
Una teoria che crea qualche scompiglio anche nella stessa nuova compagine di Sinistra italiana (Si) nata sabato a Roma e composta da Sel e fuoriusciti del Pd. C’è chi, come Nicola Fratoianni, ritiene la frase di Fassina «di buonsenso: non esiste automatismo per cui al ballottaggio dobbiamo sostenere per forza un candidato Pd», o addirittura come «la semplice registrazione dei fatti – valuta Alfredo D’Attorre - perché è già successo che elettori di sinistra, al ballottaggio, abbiano deciso di votare un candidato M5S, perché quello renziano era considerato troppo di destra». Ma c’è anche chi, come l’ex pentastellato Adriano Zaccagnini, dall’uscita di Fassina prende invece le distanze: «Non è la posizione concordata da Sinistra italiana».
Quello che trova concordi i protagonisti del nuovo partito è la volontà di partecipare al primo turno con propri candidati, da Roma a Torino a Napoli a Milano. Candidature che possono diventare insidiose per il Pd: potrebbero impedire ai candidati renziani di vincere al primo turno, se non, addirittura, portare a un «effetto Liguria», laddove c’erano due candidature a sinistra e ha vinto la destra. «Credo sia sbagliato interrompere le esperienze che hanno visto il centrosinistra unito in tante amministrazioni», ricorda non a caso il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, «il Pd non rompe, se loro fanno altre scelte le dovranno spiegare agli elettori».
Il fatto è che, a sentire quelli di Si, sarà «un’eccezione» l’alleanza col Pd. La normalità sarà correre soli: e poi, al ballottaggio, si vedrà, come si capisce dalle parole di Fassina. Inquinate da un anti-renzismo viscerale? «Il nostro obiettivo è dare governi di svolta alle città. Dovremmo votare un candidato del Pd, Partito della nazione, sempre e comunque?», risponde lui. Di amministrative vogliono discutere anche gli ex compagni di strada della minoranza Pd perché, denuncia Roberto Speranza, «non vedo una strategia chiara»: e allora, chiede, «se ne può discutere in Direzione?».