mercoledì 4 novembre 2015

Il Sole 4.11.15
Il calcolo politico di Renzi di punire le Regioni e premiare i sindaci
di Lina Palmerini


Le Regioni all’attacco e i Comuni soddisfatti. Chiamparino sul piede di guerra, Fassino che promuove la legge di stabilità. Entrambi del Pd ma di amministrazioni locali diverse e questo potrebbe raccontare qualcosa del calcolo politico di Renzi su questa manovra. Sacrificare i Governatori a vantaggio dei sindaci è una scelta che ha molto a che fare con la visione del premier. È come se scegliesse di comunicare le sue scelte di Governo attraverso le città sapendo che sono quelle dove il riscontro con i cittadini e con il consenso è più diretto, meno mediato. E anche meno inquinato dagli scandali ai quali le Regioni hanno invece abituato.
Quello che ha colpito, però, è stato lo scontro con i Governatori e con Sergio Chiamparino. È vero che è nello stile del premier cercare dei fronti di conflitto per far meglio emergere le sue politiche. Lo fa di frequente con la sinistra del suo partito proprio per dare credibilità al suo profilo riformista e moderato ma averlo fatto anche con le Regioni - e con quelle governate con il centro-sinistra – fa pensare che sia stato voluto. «Ci divertiremo» aveva detto il premier annunciando l’incontro con i Governatori e ieri Chiamparino gli ha risposto che per lui non ci sarà nulla da divertirsi. Insomma, ferri corti.
Ma perché Renzi ha scelto questa battaglia con le Regioni? E perché, invece, ha “protetto” i Comuni? Per loro non sono previsti tagli in Finanziaria ma soprattutto è stato sbloccato quel patto di stabilità per gli investimenti che aveva tenuto le mani legate dei sindaci per molti anni. La prima risposta può essere maliziosa: ossia che il prossimo anno si va a votare per i Comuni. Ma forse non è abbastanza.
Perché in questa contrapposizione con i Governatori, Renzi sa di avere un gioco più facile. E dunque se un taglio, una “punizione”, ci deve essere meglio che vada alle Regioni che hanno una pessima reputazione presso i cittadini, sono forse l’ente locale più impopolare innanzitutto per ciò che le cronache giudiziarie hanno raccontato: dalle tangenti ai rimborsi elettorali. La controprova è nei dati dell’affluenza elettorale: alle scorse regionali di maggio 2015 in Veneto come in Campania, Umbria e Liguria, è scesa in media di 10 punti. Insomma, le amministrazioni regionali sono sinonimo di spreco e anche di inefficienza a giudicare da come la sanità viene gestita da gran parte delle Regioni. E da ex sindaco, Renzi sa come portare acqua al suo mulino. Perché è vero che la spesa sanitaria si va progressivamente riducendo, come dicono i Governatori, ma è anche difficile da capire come da un monte risorse di 110 miliardi le Regioni possano fare una battaglia per un miliardo di taglio.
Quello che non si capisce è se il premier userà questo nuovo fronte per “ridimensionare” il peso e i condizionamenti delle Regioni che puntualmente a ogni legge di stabilità – e non solo - aprono un fronte di scontro e poi di trattativa con il Governo. Bisognerà aspettare per vedere fin dove si spingerà il premier e se questa diventa la prima mossa di un’offensiva più ampia di revisione dell’impianto regionale come da alcune proposte di legge che immaginano di portarle da 20 a 12.
Al momento è verosimile che Renzi dopo qualche fuoco d’artificio arrivi a una trattativa con Chiamparino e conceda una parte di ciò che i Governatori chiedono. Anche perché nessuno degli interlocutori è in grado di impartire lezioni agli altri. Nemmeno il Governo che ha fatto una spending review modesta e deludente.