giovedì 26 novembre 2015

Il Sole 26.11.15
Tutti d’accordo
La designazione da parte del cda del Gruppo l’Espresso decisa all’unanimità
A Repubblica arriva Mario Calabresi
di Andrea Biondi


«A Natale dopo 6 anni e mezzo lascerò @la_stampa e un pezzo di cuore: è stata un’avventura bellissima. A gennaio ricomincio a @repubblicait». Mario Calabresi ha voluto annunciarlo con un tweet il suo addio a la Stampa. Rimarrà alla guida del quotidiano torinese fino al prossimo 17 dicembre, mentre dal 15 gennaio diventerà il nuovo direttore di Repubblica. Il Gruppo l’Espresso ha confermato ieri con un comunicato la designazione «all’unanimità», da parte del Cda, di Mario Calabresi alla guida di Repubblica. Sarà quindi lui, «figura di primo piano del nostro giornalismo, cresciuto all’interno di Repubblica, ove ha ricoperto i ruoli di caporedattore centrale e di corrispondente da New York», a ricevere il testimone da un Ezio Mauro che solo per poco non ha eguagliato il record di Eugenio Scalfari.
Si parla però pur sempre di quasi vent’anni, che si chiuderanno a metà gennaio. Ma Ezio Mauro, almeno stando a quel che avrebbe raccontato ieri durante la riunione del mattino dando la notizia ai responsabili di settore, avrebbe confessato che il pensiero aveva iniziato ad accarezzarlo ai tempi del rapimento in Afghanistan di Daniele Mastrogiacomo, nel 2007. Ora proseguirà il suo «prezioso lavoro giornalistico», recita a proposito di Mauro la stessa nota del Gruppo L’Espresso.
Da metà gennaio però si apre un altro capitolo in cui rientra un pezzo di quella storia. Perché Mario Calabresi, classe 1970, dopo una parentesi come cronista parlamentare all’Ansa, già nel 1999 aveva fatto parte della redazione politica del quotidiano del Gruppo L’Espresso. Dal 2000 al 2002 l’approdo alla Stampa dove, da inviato, racconta gli attentati a New York. Poi un primo ritorno a Repubblica, come caporedattore centrale prima e inviato dagli Usa poi.
Carriera veloce quella di Calabresi, che nel 2009 va a sostituire Giulio Anselmi alla direzione della Stampa ma che nel tempo si impone anche come scrittore. Come con “Spingendo la notte più in là” (2007) in cui ha raccontato la tragica morte del padre, il commissario Luigi Calabresi, con la storia della sua famiglia e di altre famiglie vittime del terrorismo.
Oggi Mario Calabresi lascia un giornale a 205.769 copie cartacee più digitali diffuse di media ogni giorno (dato Ads a settembre) che insieme con il Secolo XIX è andato a creare un’unica realtà editoriale in Itedi (controllata da Fca). E in questa fase il lavoro di Calabresi è stato un lavoro importante giudicato da più parti positivamente.
Allo stesso tempo La Stampa ha voluto scommettere sull’alleanza con i giganti del web sul fronte editoriale, come dimostra l’adesione alla “Dni” (Digital news initiative) con Google e vari editori europei e anche l’adesione al progetto “Amp” (piattaforma open source per rendere più veloce la lettura di siti e articoli su smartphone). Attenzione al digitale che ha portato nelle file della Stampa anche Massimo Russo, attuale vicedirettore ed ex direttore di Wired.