lunedì 16 novembre 2015

Il Sole 16.11.15
Commissione Ue. «Parigi, un orrore, ma non confondiamo rifugiati e terroristi»
Juncker: la politica europea sui migranti non deve cambiare
di Gerardo Pelosi


Antalya Monitoraggio degli asset finanziari riconducibili alle formazioni dell’Islam più violento e giro di vite sui “foreign fighters” senza però modificare la politica europea nei confronti dei rifugiati. Almeno due delle proposte contenute nella dichiarazione congiunta contro il terrorismo dei 20 capi di Stato e di Governo riunitisi ieri ad Antalya sarebbero state proposte e messe a punto dai vertici delle istituzioni europee, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker e il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk.
Da quest’ultimo, poco primo dell’avvio del vertice turco, sono venute le parole più dure sull’attacco di Parigi e sulla necessità di non limitarsi a un semplice cordoglio ma di passare all’azione. «Dopo Parigi il G20 non deve essere solo un altro summit: le parole non bastano, è il momento di agire» aveva detto Tusk alla vigilia dell’apertura ufficiale del G20. Ma soprattutto, secondo Tusk, il G20 ha «una responsabilità speciale» nel contrastare i sistemi finanziari internazionali che riforniscono le reti terroristiche e nel combattere il fenomeno dei foreign fighters.
Il presidente del Consiglio europeo ha anche rivolto un appello a tutti i leader presenti ad Antalya perché le azioni militari si concentrino soltanto contro l’Isis. Un riferimento abbastanza esplicito alla Russia affinchè non si utilizzi la lotta al terrorismo per combattere gli oppositori politici di Assad perché è l’Isis «il vero nemico del mondo libero, non l’opposizione moderata siriana».
Anche il presidente della Commissione Ue Juncker ha espresso l’orrore e il cordoglio per l’attacco di Parigi ma, nello stesso tempo, ha chiarito che quanto avvenuto non giustifca in ogni caso una revisione della politica Ue sull’immigrazione. Politiche che procedono a rilento soprattutto sul fronte della ricollocazione dei rifugiati tra i 28 Stati membri, come ha segnalato lo stesso Juncker nell’ultimo vertice Ue-Africa di Malta la settimana scorsa. Ma, in ogni caso, secondo il capo dell’esecutivo comunitario «non c’è motivo di rivedere nel loro insieme le politiche europee sui rifugiati».
Un messaggio, quest’ultimo, indirizzato soprattutto a quei Paesi dell’Est che fanno fatica ad accettare il principio della “delocation” dei migranti che arrivano in Italia e Grecia. Da ultimo anche la Polonia ha fatto sapere sabato di non avere intenzione di partecipare al piano di ricollocazione dei migranti dopo le stragi nella capitale francese.
Juncker ha anche chiarito che, a proposito dei termini “terrorista” e “rifugiato”, è necessario «non confondere le due categorie» in quanto «i primi sono dei criminali che nulla hanno a che fare» con coloro che vengono in Europa «come rifugiati, e chiedono asilo politico». Quanto alla decisione del Governo francese di sospendere Schengen Juncker ha precisato che «la decisione è prevista dal trattato stesso in casi di emergenza». La Commissione Ue, ha anche aggiunto Juncker, ha attivato il meccanismo di coordinamento interno per le emergenze, Argus, previsto in casi eccezionali di minaccia alla sicurezza sul territorio europeo. Anche le strutture di intelligence dei Paesi più esposti (compresa l’Italia) hanno nel frattempo attivato i loro strumenti di coordinamento per rendere più efficace lo scambio di informazioni (gruppi islamisti, black list, foreign fighters).