domenica 15 novembre 2015

Il Sole 15.11.15
Dopo Parigi Roma?
La sfida della «doppia» Capitale
di Guido Gentili


Dopo Parigi, Roma? È inutile girarci attorno: questa è la domanda che stava già scritta, ieri mattina, nel cielo plumbeo e carico di silenzio della doppia Capitale. Quella della Cristianità, che s’avvia ad aprire le sue porte al Giubileo straordinario della Misericordia. E quella di uno Stato democratico, fondatore dell’Europa, che è parte della coalizione politico-militare anti-Isis.
È con questa doppia identità che si deve fare i conti, oggi come mai prima. Lo si sapeva, ma l’inferno di Parigi e gli annunci dell’Isis ce l’hanno riproposta col sangue versato già addosso, a un passo da noi. La voce di Papa Francesco è stata rotta dal pianto per un gesto «non umano», la prima reazione del Governo Renzi è stata quella di alzare al secondo livello, che permette anche l’intervento delle forze speciali militari, l’allerta sicurezza. Dopo c’è solo il primo livello, quello dello Stato che combatte sul campo l’attacco del terrorismo fanatico.
Di fatto un Paese dove la libertà è di casa ed è un valore così acquisito da farci dimenticare cosa significa, viene costretto ad uno stato di emergenza. Ma in queste circostanze non ci sono alternative, ed è meglio anzi riaffermarlo con chiarezza: siamo di fronte ad una guerra dichiarata e, livello di allerta che sia, è ad un atto di guerra (jihadista) che dobbiamo far fronte mettendoci nelle migliori condizioni per poter rispondere.
È un’eventualità e speriamo tutti che tale rimanga. Però le analisi dell’intelligence, fin qui dimostratesi puntuali, indicano che il pericolo è davvero reale. Gli annunci dell’Isis, dopo la guerra scatenata a Parigi, confermano un tragitto studiato da tempo. È la «goccia prima della tempesta», dopo Parigi toccherà a «Roma e Londra», e la tempesta, e il diluvio, «the flood», rimanda al 2014, quando Dabiq mette in chiaro che cosa è l’Isis e cosa ci si dovrà aspettare nel prossimo futuro. Il «diluvio» è il nome dello Stato islamico e viene riportata la profezia «….poi invaderai Roma e Allah ti permetterà di conquistarla». Nel numero successivo di Daquib, la bandiera nera dell’Isis sventola sull’obelisco di piazza San Pietro.
Per la doppia Capitale una soluzione potrebbe essere quella di mandare a monte il Giubileo? L’idea ha preso a circolare con forza sui social media e non sono mancate, a supporto, anche alcune voci di politici. Inutile dire (a parte il fatto che il Giubileo lo decide il Papa, non il governo italiano) che sarebbe un errore capitale all’insegna di una maldestra ritirata con risultati magari opposti a quelli sperati.
Il primo Giubileo «ai tempi dell’Isis», come ha detto il prefetto Franco Gabrielli, lo dobbiamo guardare in faccia. Fino in fondo. Per ciò che significa, oltre che in termini religiosi, per Roma, l’Italia e il mondo intero in questo passaggio della storia. Milano ha saputo vincere la sfida dell’Expo, la doppia Capitale deve affrontarne una infinitamente più grande. Con il coraggio della ragione e la volontà di vincerla.