sabato 14 novembre 2015

il manifesto 14.11.15
Anche l’Austria progetta un muro
Al confine con la Slovenia. «Solo per gestire meglio i flussi di migranti»


La crisi dei profughi sarà uno degli argomenti all’ordine del giorno del consiglio Ue degli Affari esteri che riunirà lunedì a Bruxelles. Si parlerà delle conclusioni del vertice tenuto a Malta con i leader dei paesi africani, dei conflitti siriano e libico, ma soprattutto dei tanti scricchiolii alla tenuta di Schengen che si sentono sempre con maggiore frequenza. Gli ultimi arrivano dall’Austria, paese che da settembre a oggi ha visto arrivare 450 mila profughi, circa 6 mila al giorno, e che adesso, come l’Ungheria e la Slovenia, sta pensando di costruire anche lei un muro di filo spinato alla frontiera con la Slovenia (che ieri ha annunciato un temporaneo limite di sorvolo sopra il confine con la Croazia». L’idea è stata accantonata, ma solo per il momento, hanno spiegato le autorità di Vienna confermando però un aumento dei controlli ai confini. «Non ci sarà un’orbanizzazione dell’Austria», ha assicurato il ministro della Difesa Gerald Klug riferendosi alla barriera costruita al confine con la Serbia dal leader ungherese Viktor Orban. Klug ha spiegato, ripetendo quanto già detto dalla Slovena, che l’eventuale barriera servirà solo a regolare il flusso dei migranti e comunque sarà realizzata in accordo con Lubiana. Costruzione solo sospesa, dunque, ma le autorità austriache hanno comunque deciso di intraprendere i lavori di preparazione del muro — filo spinato lungo 25 chilometri di confine — in modo all’occorrenza da poterla innalzare nel giro di 48 ore.
Anche l’Austria si aggiunge così all’elenco di Paesi decisi a fare da soli pur di fermare i migranti in arrivo lungo la rotta balcanica. Ieri la Svezia ha ufficialmente comunicato alla Commissione europea il ripristino temporaneo, fino al 21 novembre, alle frontiere, alcuni porti del sud e dell’ovest del paese e al ponte di Presund che collega la Svezia alla Danimarca. Salgono così a tre (Austria, Svezia e Germania) i paesi che hanno riattivato i controlli, mentre due (Ungheria e Slovenia) hanno costruito della barriere in filo spinato. Anche la Francia sospenderà Schengen a partire dal 30 novembre in occasione della conferenza dell’Onu di Parigi sui cambiamenti climatici. Decisioni che ieri sono state definite «preoccupanti», che «non lasciano molto spazio all’ottimismo» dal commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muiznieks, che ha criticato anche la Germania per la decisione di riattivare il regolamento di Dublino per i profughi siriani. «Il fenomeno migratorio è sicuramente complesso da affrontare — ha detto Muiznieks — ma gli Stati Ue non dovrebbero usare queste difficoltà come una scusa per evitare l’obbligo di proteggere chi fugge dalla guerra e dalle persecuzioni