lunedì 2 novembre 2015

Il Fatto 2.11.15
La logica del Podestà
Renzi e il fascino del comando solitario
Voigliono commissariare tutto
di Stefano Feltri


A Roma non è cambiato nulla, le buche sono ancora lì, gli uomini legati a Mafia Capitale al loro posto in Comune, ma tutti sono più sereni: è arrivato il commissario, evviva. Come per Expo, che è piaciuto tanto a giornali e tv anche perché decideva tutto uno solo. Matteo Renzi, che non è stato eletto ma ha preso il potere a colpi di primarie, è il primo aedo di questa logica commissariale, post-democratica (e anti-democratica, le elezioni sono un’inefficienza). Sono passati appena quattro anni da quando il Paese celebrava il commissario dell’azienda Italia: Mario Monti. Sappiamo com’è finita, con i professori insultati (al di là delle loro colpe) e le odi al ritorno della politica. Il pendolo oscilla di nuovo verso i podestà. L’unica costante: il rifiuto di ammettere che forse le colpe non sono solo di chi comanda politici o commissari ma di chi finge di obbedire e intanto persegue il proprio interesse particolare a danno di quello generale.