Corriere 3.11.15
I nodi del 1815, diritto d’ingerenza e diritti dei popoli
Come guardare oggi al Congresso di Vienna, due secoli dopo? Se ne parla al 67mo convegno dell’Istituto per la storia del Risorgimento, intitolato «1815. Italia ed Europa tra fratture e continuità», che comincia domani a Milano e si conclude sabato 7 novembre. Un’occasione per ridiscutere vicende di notevole interesse, nota lo storico Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì.
«La fase tra il 1815 e i sommovimenti del 1848 — ricorda Balzani — fu cruciale. E non solo perché in quegli anni maturò l’ideale di una nuova Europa dei popoli. Il Congresso di Vienna definì un equilibrio che si proponeva di eliminare il pericolo della guerra per un lungo periodo. E la Santa Alleanza, che stabiliva il diritto delle potenze contraenti (Austria, Prussia e Russia) d’intervenire nei Paesi dove fosse stato minacciato l’ordine costituito, rappresenta in fondo la prima codificazione di una ingerenza che allora non era definita “umanitaria”, ma comunque si ammantava di giustificazioni religiose. Una novità che avrebbe avuto importanti sviluppi fino ai nostri giorni».
Il convegno milanese segna anche il ritorno della rivista «Il Risorgimento», nata nel 1915, poi rilanciata nel 1949 e sospesa alcuni anni fa: la nuova serie, diretta da Salvatore Carrubba, serve anche a richiamare l’attenzione verso gli eventi che portarono all’unità nazionale. «Purtroppo — osserva Balzani — l’Ottocento è oggi un secolo trascurato, in primo luogo nei programmi scolastici, schiacciato com’è tra la Rivoluzione francese e il Novecento. Anche il centocinquantenario dell’Unità d’Italia lo ha riproposto all’attenzione, grazie al meritorio impegno del presidente Napolitano, solo nella prima parte del 2011: poi l’Italia è stata investita dalla crisi finanziaria e le celebrazioni hanno finito per frammentarsi in tante iniziative sconnesse di ambito locale. C’è un gran lavoro da svolgere per evitare che il Risorgimento finisca nel dimenticatoio».