lunedì 16 novembre 2015

Corriere 16.11.15
Cina comunista e Taiwan Unite da un’utile finzione
risponde Sergio Romano


Sabato 7 novembre a Singapore si sono incontrati per la prima volta i presidenti di Cina e Taiwan. L’evento è stato considerato molto opportunamente storico dalla stampa internazionale, perché è la prima volta che si incontrano dal 1949. Quali sono oggi i rapporti fra i due Stati? A tale proposito, Taiwan può essere definito «Stato», oppure deve essere considerato parte della Repubblica popolare cinese? Daniele Tellino
d.tellino@gmail.com

Caro Tellino
L’incontro è molto meno storico di quanto possa sembrare a un primo sguardo. L’uomo di Pechino (Xi Jinping) e quello di Taiwan (Ma Ying-Jeou) non si sono incontrati per prendere nuove iniziative e concordare nuove strategie, ma, più semplicemente, perché il leader comunista e quello del Kuomintang (il partito nazionalista che dovette abbandonare la lotta contro Mao nel 1949) hanno uno stesso obiettivo: la conservazione dello status quo. Xi considera Taiwan una provincia cinese ed è disposto, tutt’al più, a permettere che abbia un sistema economico e amministrativo diverso da quello della Cina continentale. Il presidente di Taiwan non può riconoscere apertamente la legittimità della Repubblica popolare, ma condivide con Xi il principio dell’esistenza di una Cina «una e indivisibile». Il primo non può annettere Taiwan senza correre il rischio di una terza guerra mondiale; il secondo non può perseguire l’obiettivo di una Cina riunificata perché nessuno, neppure a Washington, sarebbe disposto a dargli una mano. Lo status quo conviene a entrambi anche perché i risultati economici e sociali sono straordinariamente soddisfacenti. Da una recente analisi dell’Ispi risulta che il volume del commercio bilaterale fra la Cina e Taiwan è passato da 30,5 milioni di dollari nel 2000 a 174,5 miliardi nel 2014. Nel 2010 i due Paesi hanno rivisto le regole della loro convivenza per creare nuovi collegamenti commerciali, postali e turistici. Due anni dopo i cittadini della Repubblica popolare che ne avevano approfittato per visitare Taiwan erano già 7 milioni.
Fra Xi e Ma esiste un altro punto di contatto. Hanno un comune avversario nella persona della signora Tsai Ing-wen, leader del Partito democratico progressista e candidata alle elezioni presidenziali di Taiwan che si terranno nel prossimo gennaio. Mentre Xi e Ma accettano un compromesso stipulato nel 1992 e non hanno alcuna intenzione di rimetterlo in discussione con iniziative avventate, la signora Tsai rappresenta una nuova generazione di taiwanesi per cui il mito dell’unità cinese ha perduto ormai una buona parte della sua originale rilevanza. Si considerano cittadini di una Svizzera asiatica, liberi di coltivare gli interessi di una nuova nazione e di proclamare la propria indipendenza. È questa oggi la maggiore preoccupazione della dirigenza politica cinese e la principale ragione dell’incontro che si è svolto a Singapore tra Xi e Ma. Per un paradosso storico il partito comunista cinese e il Kuomintang, per conservare il potere, hanno bisogno l’uno dell’altro.