martedì 6 ottobre 2015

Repubblica 6.10.15
Bersani: “Così tradiamo la sinistra”
L’ex segretario rompe la tregua: “Non mi preoccupa Verdini ma il Pd. È ora di chiarire dove stiamo andando” Speranza denuncia il pericolo di una “svolta neocentrista”. Guerini: “Pierluigi non crei sempre nuove tensioni”
di Goffredo De Marchis


ROMA Per Bersani il problema non è Verdini, il problema è Renzi. O meglio, dove Renzi vuole condurre il Pd con il sospetto che l’approdo sia quello del neocentrismo, di una sostanziale irrilevanza della sinistra e della sua storia più recente che si traduce nell’Ulivo e in generale nel centrosinistra. Che poi il punto sia anche l’emarginazione di una fetta del Pd che oggi si colloca sotto la generica voce dei bersaniani è un altro discorso. Ma l’ex segretario dem vola più alto e rompe a sorpresa la fragile tregua siglata sulla riforma del Senato. Se Renzi vuole tenere unito il Pd non basta il via libera alla legge costituzionale, serve una discussione a tutto campo che al dunque includa la minoranza ed escluda, al limite, i nuovi alleati transfughi forzisti. Una posizione che, secondo i bersaniani, sarebbe la stessa di Romano Prodi.
Arriva a fine mattinata l’attacco di Bersani tramite Facebook. Un post piuttosto breve, ma non quanto i limiti imposti da Twitter, comunque secco come una rasoiata. «Non mi preoccupo di Verdini e compagnia – scrive Bersani - Mi preoccupo del Pd e delle politiche di governo. Sembra che valori, ideali e programmi di centrosinistra si sviliscano in trasformismi, giochi di potere e canzoncine. Sembra, e non da oggi, che ci sia una circolazione extracorporea rispetto al Pd e alla maggioranza di governo. Tanta nostra gente pensa che sia ora di rendere più chiaro dove si stia andando, senza cortine fumogene, giochi di parole e battute assolutorie. Anch’io la penso così».
L’operazione legata ai verdiniani è numericamente non determinante ( per ora) ma potenzialmente esplosiva per il futuro del partito. Nasconde cioè, secondo la sinistra interna, uno spostamento al centro del Dna democratico, un passo avanti verso il Partito della Nazione. «L’aggancio con Verdini – sintetizza Roberto Speranza – al netto del gossip e delle gravissime sceneggiate in aula è la fotografia parlamentare di una svolta neocentrista molto più profonda ». E la minoranza ha scelto di giocare la sua partita tra gli elettori e i militanti democratici denunciando con forza questa manovra, agitando lo spettro del centrosinistra tradito e cancellato. Poi con chi? Con Vincenzo D’Anna e Lucio Barani. Un’offensiva che il premier prova a stoppare subito attraverso il vicesegretario Lorenzo Guerini che non a caso proprio ai militanti addita Bersani per il suo comportamento antiunitario. «Non credo che sia utile ogni settimana, anche da parte dell’ex segretario, aprire una nuova polemica. Il rispetto per il Pd - dice Guerini – è anche non aprire continuamente fronti interni e non alimentare sempre tensioni» .
Però il confronto non finisce qui. La sinistra dem sente il rischio di essere tagliata fuori da tutto, anche dalla legge di stabilità che più parla al cuore dell’opinione pubblica. La minoranza farà le sue proposte per la finanziaria, ma poi tocca a Renzi fare la sintesi. «Le scelte economiche non sono neutre», insiste Speranza. Altro tema caldo sono le candidature a sindaco delle città che vanno al voto in primavera: Napoli, Milano, Torino. Renzi non ha mai consultato i dissidenti, mai la richiesta di un parere. «I sindaci con chi li vuole scegliere? Con noi, con il Pd o con Verdini», dicono i bersaniani. «A Napoli fa un’alleanza con i cosentiniani di Ala o cerca un nome che tenga dentro tutto il Pd?». Alla fine, è quando si indicano nomi e candidature che si ha la controprova di un progetto politico, di una direzione di marcia.