Repubblica 4.10.15
Il retroscena
Il “mostro di Lochness” emerge dal lago e decide di andare in tv
Rassicura i ribelli dem: “Non mi metto con i sinistri, Bersani ora non serve più”
Verdini: “Io mai insieme a Bersani però ora ha perso la sua golden share”
di Carmelo Lopapa
ROMA. Il “mostro di Lochness” ha deciso di emergere dal lago. È il momento di uscire dalle acque e dalle ombre, «perché tu non sei quell’analfabeta dedito agli intrallazzi che dipingono, è il momento di dimostrarlo: andando in tv hai solo da guadagnare», ripetono a Denis Verdini i senatori- sodali di “Ala” al ristorante “Al Moro”, dove si ritrovano dopo la giornata che segna una svolta al Senato. «Da oggi nessuno potrà negare che siamo indispensabili», si compiacciono l’uno con l’altro.
Il senatore toscano in tv ci andrà già da oggi (“L’intervista” a Maria Latella su Sky) e forse sarà la prima di una serie di uscite mediatiche, seppure saltuarie. Certo è che a quel pranzo nel consueto ritrovo a due passi dalla Fontana di Trevi Verdini si presenta col sorriso stampato in volto, gongola e non solo per la risposta di Matteo Renzi nell’intervista a Repubblica «non è il mostro di Lochness », che nel suo entourage è stato vissuto come lo sdoganamento defintivo. Il fatto è che non è passata neanche un’ora da quando a Palazzo Madama l’articolo 2, il più delicato e importante sull’elettività dei nuovi senatori, è passato con i 9 voti pesanti del gruppo Alleanza liberalpopolare- Autonomie, grazie ai quali la maggioranza ha raggiunto quota 160. Verdini ha votato l’articolo finale e non l’emendamento Finocchiaro che lo modificava. Cambia poco, al capogruppo Paolo Romani basta per sostenere che Renzi dovrebbe salire al Colle e dimettersi. Lungo il tragitto dal Palazzo al ristorante, l’ex coordinatore Pdl viene intercettato da una troupe di Ballarò: «Bersani? Mi sta simpatico, ma stia tranquillo, io non entrerò mai nel suo partito ». Già, non ci pensa proprio a mettere piede nel loro “giardino”. Che poi sarà il passaggio clou dell’intervista tv di oggi, studiata nei particolari nel pomeriggio trascorso nella casa romana. Ribadirà cioè che loro non sono maggioranza, che non sosterranno il governo, che chi sostiene il contrario compie una «strumentalizzazione ». Lui e i suoi amici non vogliono avere a che fare con una coalizione in cui esistono «questi sinistri», laddove i “sinistri” sarebbero i paladini della minoranza dem che ancora ieri, da Speranza a Gotor, sollevavano una sorta di questione morale legata al voto di Verdini e dei suoi. La verità, è il ragionamento dell’ex big forzista, è che c’è tutto un mondo che patisce il fatto di non essere più determinante, «hanno perso la golden share», insomma. Il vero problema, attaccherà all’indirizzo degli ex amici forzisti, non siamo noi che abbiamo continuato a votare le riforme ma loro che ora non lo fanno più. Renzi non ha dunque conquistato i loro 9 voti, ma perso i 43 berlusconiani. Le parole del premier nell’intervista a Repubblica non sono state una sorpresa, al tavolo dei verdiniani a pranzo, «ha preso solo atto di un dato di fatto », lo “sdoganamento” era già avvenuto con l’intervento tranchant del renziano Roberto Giachetti giorni fa sull’ Huffington Post («Caro Bersani, nel giardino del Pd c’erano Mastella e Di Pietro. Perché il voto di Verdini puzza?»). Ma a tutti, soprattutto ai suoi uomini, è chiaro che da domani al Senato si aprirà un’altra storia. «Noi non voteremo la fiducia, è vero - spiega Saverio Romano, coordinatore dei gruppi Ala di Camera e Senato - Se lo facessimo, risultando decisivi, è chiaro che dovrebbe cambiare l’assetto di governo. Ma oggi questo scenario non esiste e noi siamo fuori».
Verdini non sembra preoccuparsi nemmeno dell’incidente “sessista” legato al capogruppo Lucio Barani, il quale ieri ha fatto pervenire al presidente Pietro Grasso una memoria dettagliata (e con testimonianze) di quanto avvenuto in aula venerdì, sicuro che basterà a proscioglierlo nel Consiglio di presidenza di domani. Organo del quale fa parte ma al quale, per ovvie ragioni, non si presenterà. Tutto questo mentre scoppia un altro caso, legato a un video postato dal blog di Grillo e che ritrae anche il senatore Ala Vincenzo D’Anna alle prese con gesti assai poco eleganti all’indirizzo delle senatrici M5S, come era emerso già ieri. Lui sostiene che imitava quel che loro avevano appena fatto: «Il filmato riproduce gesti fatti in precedenza, frutto di una provocazione della senatrice Lezzi e delle sue colleghe nei confronti di Barani. Ed è solo il caso di ricordare che le grilline avevano appena dato della prostituta al ministro Boschi».