martedì 27 ottobre 2015

Repubblica 27.10.15
È la destra populista Ma l’Europa sbaglia a isolare Varsavia
di Timoyhy Garton Ash


“IL putinismo dal volto polacco”, “Rivoluzione culturale a la Polonaise!”, “Orbanizzazione sulla Vistola!” (il termine orbanizzazione ovviamente allude al modello di democrazia illiberale del primo ministro ungherese Viktor Orbán). Ascolto gli amici polacchi profetizzare disastri e penso “Un momento miei cari, aspettiamo e vediamo cosa si può fare. La Polonia ha passato momenti ben peggiori e ci saranno altre elezioni”. Ma su un punto non possiamo non essere tutti concordi: questo esito elettorale è importante. La Polonia incarna il maggiore successo dell’Europa post comunista, è la prima potenza regionale tra una Germania tirata all’eccesso e una Russia dilagante. Con Spagna e Italia alle prese con gli effetti della crisi dell’Eurozona e la Gran Bretagna autoridottasi a un ruolo marginale fino al referendum interno sulla adesione alla Ue, il resto d’Europa ha più che mai bisogno della Polonia.
Il PiS (Diritto e Giustizia) ha vinto le elezioni per più di un motivo. Innanzitutto ha sfruttato il più irresistibile degli appelli: “È ora di cambiare”. Il governo di Platforma, che ha servito molto bene il paese per otto anni in cui la crescita media è stata del 4%, era visibilmente agli sgoccioli. Per molti elettori polacchi rappresentava in qualche modo una casta politica autoreferenziale, distante, arrogante, che per un quarto di secolo dalla fine del comunismo ha dettato legge da Varsavia, assisa in comode poltrone (e costosi ristoranti). Questo stato d’animo era già evidente nel momento in cui, quest’anno, lo stimato e rassicurante presidente in carica, Bronislaw Komorowski è stato inaspettatamente sconfitto dal giovane semisconosciuto candidato del PiS, Andrzej Duda, che ha condotto un’abile campagna elettorale all’americana.
Anche in queste elezioni il PiS ha portato avanti la campagna più efficace, contrapponendo all’assennato, pragmatico primo ministro donna di Platforma, Ewa Kopacz, una candidata premier donna assennata e pragmatica, Beata Szydlo, invece del vero leader del partito, Jaroslaw Kaczynski, politico vecchio stampo, indigesto a molti. Il PiS ha conquistato anche la fetta maggiore dell’elettorato giovanile, molti voti dei 18-25enni sono poi andati ai partiti di protesta.
Il PiS rappresenta un’ampia sezione della società polacca, ossia gli abitanti cattolici e patriottici dei piccoli centri urbani e dei villaggi, soprattutto nelle aree più povere ad est e sud-est del paese, gente che si sente estranea ai benefici del passaggio alla democrazia di mercato. Il PiS promette uno stato forte, in grado di proteggerli dai venti gelidi del liberalismo economico e sociale. È un partito di destra quanto a cultura, religione, morale sessuale (no all’aborto e alla fecondazione in vitro), xenofobia (niente rifugiati musulmani, grazie, siamo polacchi) e nazionalismo, ma quasi di sinistra per le promesse economiche e sociali ai poveri e ai diseredati (Orbán è riuscito a creare un mix simile in Ungheria). Detto molto semplicemente, esistono due Polonie e stavolta ha vinto questa.
Quindi avremo un nuovo governo, potenzialmente il primo formato da un unico partito da quando la Polonia ha riconquistato la libertà, venticinque anni fa. Manterrà le promesse populiste di erogare sussidi generosi e insostenibili ai meno abbienti, abbassare l’età pensionabile e punire le odiate banche internazionali e i supermercati cosmopoliti? Secondo i calcoli di un economista, in tal modo andrebbe a ridurre dello 0,5% la crescita annua del paese. Oppure non terrà fede ad alcune di esse, come la maggior parte dei nuovi governi? La politica estera finirà in mano a nazionalisti irresponsabili? O ai patrioti di buon senso presenti nel partito, consapevoli che l’effettiva indipendenza della Polonia è legata al mantenimento di una posizione di forza in Europa, anche se questo comporta la col- laborazione con l’ex primo ministro di Platforma Donald Tusk, a Bruxelles.
Nel frattempo cosa possono fare gli altri? Ecco quattro riflessioni nell’immediato dopo- voto. In primo luogo i partiti polacchi dal centro alla sinistra devono finalmente fare fronte comune. Nonostante l’impegno dell’ex presidente Aleksander Kwasniewski, hanno fatto una campagna disastrosa. In secondo luogo i giovani polacchi pieni di energia e di talento che sono espatriati per godere la libertà della vita europea moderna in paesi come la Gran Bretagna e l’Irlanda, dovrebbero tornare per contribuire a rafforzare la Polonia moderna, liberal, europea. Sono personalmente felicissimo di averli tra i miei studenti a Oxford, ma concedetemi un appello in questi termini: “Agnieszka e Pavel, il Vostro paese ha bisogno di voi!”. Terzo, comunque la pensiate sui demagoghi più scatenati del PiS, tutti i politici stranieri e gli amici della Polonia all’estero invece di fare ostracismo ai nuovi arrivati, democraticamente eletti, dovrebbero interagire con loro. Nonostante le sue pecche, l’Unione Europea rappresenta nel mondo il più efficace esercizio di socializzazione politica. Nel corso dei vertici infiniti in cui trascorrono più tempo con i loro colleghi dell’Ue che con i loro familiari, i nuovi ministri imparano che nell’Europa del ventunesimo secolo gli interessi nazionali si perseguono attraverso il negoziato e il compromesso, non mostrando i muscoli come nell’Ottocento. Il PiS dichiara la volontà di rafforzare la relazione speciale con gli Usa, quindi il presidente Obama nel primo colloquio telefonico con il nuovo primo ministro polacco deve dire quello che a suo tempo ha detto a Cameron: se volete un rapporto privilegiato con noi, impegnatevi attivamente nella Ue.
Infine dobbiamo comprendere cosa davvero si intende per orbanizzazione. Non certo che un unico partito governa per anni con una valida maggioranza, come accade in Gran Bretagna e in Spagna. Orbanizzazione significa che il partito dominante abusa di questo suo potere per minare le fondamenta della democrazia costituzionale liberale, che sono in teoria condizione per aderire all’Ue, concentrando ad esempio troppi poteri nell’esecutivo, cooptando interessi imprenditoriali, abusando dei servizi di sicurezza, erodendo l’indipendenza dei tribunali, della banca centrale e dei media, facendo sì che le elezioni successive non siano realmente libere e regolari. Nel progetto di riforma costituzionale del PiS sono già presenti alcuni elementi di questo genere e con l’aiuto di qualche alleato in parlamento potrebbe essere approvato. La reazione della Ue all’orbanizzazione dell’Ungheria è stata debole. Bisogna far meglio in questo caso, sostenendo le forze indipendenti, che in Polonia sono più potenti, affinché si schierino a favore dei valori liberali, costituzionali ed europei. Se questi quattro obiettivi si realizzeranno, nel 2020 potremmo dire, riferendoci al presente, che erano anni difficili in cui la Polonia procedeva come un gambero, qualche passo indietro, qualcuno di lato, ma infine anche qualche passo avanti.
(Traduzione di Emilia Benghi)