martedì 27 ottobre 2015

Corriere 27.10.15
Profughi, nemici interni e veleni. Merkel più sola (a casa sua)
Il partito è spaccato. Schäuble: umore drammatico. Ma un altro leader non c’è
di Danilo Taino


BERLINO Ieri, Angela Merkel incontrava un gruppo di cittadini di Norimberga, nel quadro dei «dialoghi civici» che sta tenendo in diverse città. I primi due interventi, di elettori che non l’hanno mai votata, hanno apprezzato la sua apertura sulla questione dei profughi. Bene — ha detto la cancelliera — «siamo già in tre». Per dare un segno di sicurezza, se non di sfida, in una crisi che sarà lunga e che mette in tensione il Paese e la politica, ha aggiunto che i rifugiati in arrivo in Germania sono molti, molti, «ma noi siano 80 milioni»: l’integrazione si può fare, ha ripetuto con una frase che è diventata il suo slogan da inizio settembre.
Ironia e battute servono a Frau Merkel per fare sapere che non ha intenzione di cambiare linea: dare asilo a centinaia di migliaia di profughi è difficile — dice —, ci sono ritardi, errori e confusione — aggiunge —, e chi non proviene da zone ad alto rischio non potrà rimanere: ma la scelta è fatta, la Germania accoglierà chi ha diritto di asilo. I destinatari del messaggio sono, oltre ai cittadini, soprattutto i suoi compagni di partito, quelli dell’Unione Cdu-Csu, dove le critiche alla sua scelta aumentano ogni giorno. Al centro di tutto, da settimane, è Horst Seehofer, il numero uno della Csu bavarese — il partito gemello della Cdu della cancelliera — secondo il quale l’apertura di Merkel ai profughi è un grave errore. Attorno alla critica del leader di Monaco, ora si sta cristallizzando uno scetticismo (se non un’opposizione) ampio.
Il settimanale Spiegel ha scritto che il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble avrebbe detto, in una riunione interna della Cdu, che l’umore del partito è «drammaticamente» cattivo sulla questione rifugiati e che la nuova legge sull’immigrazione appena approvata dal parlamento, tesa a dare ordine al flusso di arrivi e alle richieste di asilo, deve funzionare in fretta per evitare reazioni incontrollabili. Qualcuno ci vede un’opposizione del ministro alla linea Merkel. In realtà, sembra un richiamo al governo a fare di più per rendere gestibile la marea di persone che entrano nel Paese: Schäuble sin dall’inizio dell’emergenza dei migranti ha sostenuto che la Germania ha i mezzi per affrontare l’emergenza. Resta il fatto che la crisi, destinata a cambiare la Germania nel profondo, ha aperto uno scontro politico che non si vedeva da tempo nel Paese.
Seehofer ha dato battaglia da subito. Il ministro degli Interni Thomas de Mazière si è mostrato scettico sulle scelte della cancelliera e poco efficace nella gestione del flusso di profughi: Merkel l’ha mezzo esautorato e ha nominato il capo di gabinetto del governo, Peter Altmaier, coordinatore della crisi. Così, de Mazière ora si è avvicinato alle le posizioni di Seehofer. Dall’altra parte, una politica influente della Cdu, Ursula von der Leyen, ministro della Difesa, ha detto ieri che la base della Cdu-Csu «sa perfettamente bene che nessuno, se non la cancelliera, può fare navigare la Germania e l’Europa in questo passaggio difficile». E’ uno scontro profondo sulla politica, sul potere ma anche sui valori morali quello che ha investito la Germania. Alternative a Angela Merkel al momento non ci sono. Quel che è chiaro da settimane, però, è che, sui rifugiati, la sorprendente cancelliera si è messa del tutto in gioco: che vinca o che perda, la Germania è in grande transizione.