Repubblica 27.10.15
L’inchiesta.
Viaggio nell’Agenzia delle entrate. Il legale Galleano: “Così vinceremo il ricorso”
Dai dirigenti in rivolta al flop di Big Data rivoluzione a metà nella lotta agli evasori
di Valentina Conte
ROMA «È bastato un click, non la faccia feroce», per scovare 220 mila «nostri connazionali che si erano dimenticati di pagare le tasse». Il premier Renzi continua ad esaltare - come ha fatto ieri dal Perù - la potenza dell’incrocio dei dati, dell’informatica al servizio dell’equità e della giustizia fiscale, di Big Data come nuovo potente guru anti- evasione. Eppure i traguardi sbandierati sono ancora di là da venire. Non solo. L’intera strategia di contrasto all’evasione sembra patire una sterzata. Basta confrontare le due leggi di Stabilità dell’anno scorso e di quest’anno. Nel 2014 entrano
split payment e reverse charge , due potenti meccanismi anti- frode sull’Iva. Nel 2015 arriva la soglia del contante a tremila euro da mille che si porta dietro anche i money transfer e gli affitti. Un segnale in controtendenza rispetto alla lotta al sommerso, presentato anzi come «misura semplice, giusta, liberale » da Renzi. E giustificato proprio grazie a Big Data: potete spendere più cash, perché vi tracciamo e sappiamo tutto di voi. Ma non è proprio così.
Lo scontro tra governo e Agenzia delle entrate è tutto qui. Un cambio di filosofia profondo, una evidente virata (o ritirata?) sul fronte della lotta al nero, a partire da quello di tutti i giorni. La querelle sui dipendenti declassati, dopo la sentenza 37 della Consulta che ne ha dichiarato illegittima la promozione da funzionari a dirigenti perché non passata da concorso, sembra solo un casus belli. Tanto più che la valanga di cause in arrivo ha buone chance di successo. L’avvocato Sergio Galleano, col collega Vincenzo De Michele, ha già raccolto 340 deleghe su 767 dirigenti degradati. In questi giorni le citazioni cominciano a essere notificate. «La Consulta ha perfettamente ragione: si diventa funzionari solo tramite concorso», spiega Galleano. «Ma all’Agenzia delle entrate i concorsi non si organizzano da 12 anni. E dunque noi facciamo causa non alla Consulta, sarebbe un suicidio. Ma allo Stato italiano. Chiediamo al giudice ordinario di Roma di accertare se lo Stato è inadempiente nell’attuazione della direttiva europea sull’abuso nella reiterazione dei contratti a termine. Se lo è, chiediamo il risarcimento del danno in forma specifica, dunque la stabilizzazione di questi dirigenti. Altrimenti, il risarcimento economico ». Un precedente c’è. Ed è la sentenza Mascolo, quella che ha costretto Renzi ad assumere i precari della scuola. Anche lì l’avvocato Galleano rappresentava gli insegnanti e ha vinto. Contratti a termine reiterati, oltre i 36 mesi, sono un abuso che va sanzionato con la trasformazione a tempo indeterminato, dice l’Europa. E l’Italia ha ratificato la direttiva. «Noi contiamo che questa causa dei dirigenti dell’Agenzia delle entrate non si faccia mai e che il governo arrivi a una soluzione politica, così come ha fatto per i vicesegretari comunali, per gli ex presidi nella Buona scuola, o come nel passato è stato fatto per i direttori dei penitenziari», apre Galleano.
I dirigenti come casus belli, dunque. Mentre Big data fa acqua. L’incrocio dei dati così tanto esaltato dal premier Renzi sarebbe in realtà limitato da una serie di strozzature. Gli addetti ai lavori parlano di potenzialità sfruttate solo in minima parte, dati in entrata non filtrati e senza controllo di qualità, altri accumulati in modo non proprio preciso, cifre scritte con troppi o troppo pochi zeri. Non è un mistero che l’Agenzia delle entrate avesse chiesto su questo punto una discontinuità molto forte al governo, da tradursi in un efficientamento di Sogei, il vero cervellone fiscale italiano. Ma Renzi ha preferito confermarne la guida nelle mani dell’ingegnere romano Cristiano Cannarsa e del suo staff. Ma se Big Data non funziona come dovrebbe, davvero basta un click per scovare gli evasori? Conviene davvero lasciare andare la soglia del contante, allentare le maglie su affitti e money transfer?
Il vero successo del governo Renzi in chiave anti-evasione è legato alle misure dello scorso anno: split payment (Iva versata dalle pubbliche amministrazioni, non più dai fornitori) e reverse charge (versa l’Iva chi acquista e non chi vende). Due misure tra l’altro molto care a Vincenzo Visco, che le caldeggia da sempre. E che quest’anno stanno portando bei soldi: un miliardo in più sicuro dallo split , altrettanto (ma da verificare) dal reverse . Meno bene del previsto invece il “ cambioverso” come lo chiama Renzi: ho evidenze di anomalie, mando una lettera al contribuente che si adegua e la chiudiamo lì. Partito in ritardo a luglio, proprio perché le banche dati sono disordinate e piene di errori.