Repubblica 26.10.15
La sinistra Pd riapre il fronte Italicum
di Gianluca Luzi
Sconfitta nelle aule parlamentari, la sinistra del Pd cerca la rivincita contro Renzi nelle aule di tribunale. La presentazione in quindici corti d'appello del ricorso contro l'Italicum rappresenta l'inizio di una nuova fase nei rapporti burrascosi tra la minoranza e la maggioranza del partito democratico. Una fase che non potrà che concludersi con una scissione - si vedrà quanto consistente - da parte di chi proprio non vuole accettare la leadership di Matteo Renzi. Tra i promotori ci sono infatti giuristi, intellettuali e sindacalisti, e anche alcuni parlamentari come Tocci e D'Attorre che su tutte le riforme si sono trovati dall'altra parte rispetto al segretario-premier. Ora bisognerà vedere se le corti d'appello accoglieranno i ricorsi che vertono sul premio di maggioranza e sul ballottaggio. Ma è probabile che questo possa accadere, aprendo così un contenzioso dagli esiti quanto mai incerti ma in ogni caso dall'andamento sicuramente sanguinoso. È un momento politicamente molto difficile per il premier, proprio nel momento in cui l'economia e la sia pur faticosa uscita dalla crisi sembrano dare ragione alle sue riforme. E forse è proprio per questo che la sinistra Pd ha deciso di aprire questo nuovo fronte giudiziario, sperando di azzoppare la corsa del premier. Momento delicato: la legge di stabilità è in Parlamento, in quel Senato che Renzi vuole abolire e dove ha una maggioranza striminzita che deve contare sul l'aiuto di Verdini. E già sulla legge di stabilità si sono abbattute critiche durissime ancora prima della sua presentazione con la sinistra dem che annuncia barricate e voti contrari. Poi c'è la questione di Roma dove si assiste al paradosso di un sindaco che non si vuole più dimettere e di un Pd che non sa come liberarsene. Per Renzi è un problema difficilissimo da risolvere. Perché se si arriva a un voto in consiglio comunale, il Pd dovrebbe votare assieme alla Meloni e ai Cinquestelle per sfiduciare il sindaco Marino. Se invece il Pd vuole percorrere la strada delle dimissioni in massa dei consiglieri deve convincere anche Sel a fare altrettanto perché da solo il Pd non ha i numeri. Ha solo 19 consiglieri contro i 25 necessari e non è detto che tutti e 19 a questo punto abbiano voglia di tornarsene a casa per far piacere a Renzi e Orfini. Insomma un caos assoluto alla vigilia del Giubileo e sullo sfondo di elezioni amministrative nelle maggiori città e con la prospettiva di perdere la Capitale a favore di Grillo. Al ritorno dal Sud America il segretario-premier si deve inventare un colpo d'ala per uscire indenne da queste tempeste.