sabato 24 ottobre 2015

Repubblica 24.10.15
La Cina taglia i tassi per la sesta volta e i mercati esultano
di Giampaolo Visetti


PECHINO. Per la sesta volta in meno di un anno la Cina ha tagliato i tassi d’interesse e la mossa, sommata all’effetto Bce sul quantitative easing, ha fatto tornare l’euforia sui mercati mondiali, tutti positivi in chiusura di settimana. La Banca centrale di Pechino ha ridotto il costo del denaro di 25 punti base (0,25%), tagliando anche per la quarta volta da novembre 2014 il coefficiente di deposito delle banche di 50 punti, portandolo al 17,50%, più altri 50 per alcuni istituti. Il tasso sui prestiti a un anno in Cina è sceso dal 4,6% al 4,35%, mentre il tasso riconosciuto sui depositi è calato dal 1,75% all’1,50%. Tre anni fa, quando per la prima volta le autorità monetarie cinesi tagliarono i tassi dopo il crack Lehman del 2008, il tasso sui finanziamenti a un anno era al 6,56%. Tra le misure adottate da Pechino per rallentare il calo della crescita e centrare l’obbiettivo di un Pil 2015 a più 7%, anche la rimozione del tetto ai tassi praticati sui depositi bancari. La speranza che il denaro a basso costo durerà a lungo, e che in Cina l’iniezione di liquidità dia nuovo slancio ai consumi ha fatto subito salire le Borse. Tokyo ha chiuso a più 2,1%. Shanghai è salita dell’1,17, Hong Kong dell’1,4%. Ancora più forti i balzi dei mercati europei e americani, convinti che Mario Draghi rafforzerà il QE entro fine anno . A giustificare l’ottimismo generale c’è anche il rialzo del prezzo degli immobili in Cina. In settembre il valore delle case è salito dello 0,3% rispetto ad agosto, dello 0,9% da inizio anno. Il settore vale il 15% del Pil cinese: nonostante nei primi nove mesi del 2015 gli investimenti nel mattone rimangano ai minimi dal 2009, settembre ha fatto registrare un balzo annuale del 15,3% nell’acquisto di alloggi nuovi. La reazione alle misure e ai dati di Pechino, dopo l’estate nera delle Borse e dello yuan, conferma l’impatto globale dell’economia cinese. A inizio settimana era bastata la conferma del rallentamento della crescita, nel terzo trimestre a più 6,9%, per far scattare l’allarme. I mercati avevano tenuto, dopo che gli analisti avevano previsto una frenata al 6,7%, ma nella zona euro e negli Usa erano risalite le voci sull’inaffidabilità dell’Ufficio statistiche cinese, accusato di occultare dati ben più pesanti. Rispetto all’estate il clima è però nettamente migliorato e gli investitori riconoscono che un Pil cinese a più 6,9% vale ancora il 30% della crescita mondiale. Il premier Li Keqiang ha assicurato ieri che la Cina farà «un uso ragionevole » del taglio dei tassi e che lo yuan «resterà stabile», non aprendo la corsa alla svalutazione competitiva. Gli stimoli accompagnano l’offensiva economica cinese in Europa con la firma in Gran Bretagna di contratti per 46 miliardi di dollari e con la visita di una delegazione di ricchi uomini d’affari del Dragone in Italia e Germania. La settimana prossima a Pechino è attesa la cancelliera tedesca Merkel, poi toccherà al collega francese Hollande.