sabato 24 ottobre 2015

Il Sole 24.10.15
Varsavia
La destra nazionalista si presenta in netto vantaggio sui liberali europeisti
Nelle urne le due anime della Polonia
di Luca Veronese


VARSAVIA Sono due donne a sfidarsi per guidare il prossimo governo in Polonia. Da una parte Ewa Kopacz, di Piattaforma civica, premier da poco più di un anno, conservatrice e liberale. Dall’altra Beata Szydlo, di Diritto e Giustizia, nuovo volto della destra nazionalista e populista.
Ma le elezioni generali di domani mettono i 30 milioni di elettori polacchi di fronte a una scelta che va oltre i candidati, oltre questa campagna abbastanza grigia e spesso indecifrabile. Il voto di domani mostra la contrapposizione tra due visioni della Polonia democratica che ha saputo rialzarsi dopo 45 anni di regime comunista. E che da quando è entrata nell’Unione, nel 2004, ha gestito al meglio i miliardi di fondi europei ricevuti e gli investimenti arrivati dall’estero riuscendo a fare raddoppiare il Pil.
Il premier uscente Ewa Kopacz, 59 anni, rappresenta una visione moderna, liberale, pro-business, di un Paese pienamente parte dell’Unione europea, ispirato da valori laici e meno legato alla tradizione religiosa: è la Polonia di Donald Tusk, leader carismatico di Piattaforma civica (in polacco Platforma Obywatelska, PO), oggi presidente del Consiglio europeo, dopo aver guidato il governo di Varsavia dal 2007 al 2014.
La sfidante Beata Szydlo, 52 anni, si propone come la paladina della identità nazionale, della tradizione cattolica più conservatrice, dei valori di una destra quasi sociale, favorevole all’intervento dello Stato nell’economia oltre che al sostegno delle famiglie e delle piccole imprese: è la Polonia di Jaroslaw Kaczynski, leader indiscusso di Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc, abbreviato in PiS), già premier indigesto all’Unione europea, oggi più che mai grande capo del fronte nazional-populista polacco nonostante abbia fatto, con arguzia, un passo fuori dalla luce dei riflettori cedendo la scena a facce più giovani e gradite agli elettori.
I sondaggi faticano a cogliere le intenzioni di voto di elettori indecisi come non accadeva da anni ma sempre poco partecipi con l’affluenza alle urne che anche in questa tornata dovrebbe restare sotto il 50 per cento. La destra ultra-conservatrice di Diritto e Giustizia viene data in testa con una percentuale di consensi che oscilla dal 30% fino al 37 per cento. I liberali di Piattaforma civica potrebbero conquistare dal 20% al 26% dei voti validi. «Diritto e Giustizia ha condotto una campagna elettorale più efficace. La vittoria inaspettata di maggio con l’elezione alla presidenza del loro candidato Andrzej Duda ha dato forza al programma della destra più conservatrice. E allo stesso tempo gli otto anni consecutivi al governo sembrano aver fiaccato Piattaforma civica e di certo hanno alimentato la voglia di cambiamento dei polacchi», dice nel suo ufficio di Varsavia, Donato Di Gilio, presidente e ceo di Core, società di consulenza per le imprese in Polonia.
Anche la frammentazione non aiuta le previsioni. Il nuovo Parlamento, sempre secondo i sondaggi, potrebbe vedere l’ingresso di altre nuove formazioni: Kukiz’15 il movimento anti-casta fondato dal musicista, attore e attivista Pawel Kukiz; il Partito popolare, attuale alleato di Piattaforma civica al governo; l’Unione delle sinistre; e Nowoczesna, il partito liberal-democratico dell’economista Ryszard Petru.
«Non serve fare tanti calcoli per capire che per Diritto e Giustizia sarà un trionfo», spiega Anna Materska-Sosnowska, politologa dell’Università di Varsavia. «Anche se dovessero mancare la maggioranza assoluta - aggiunge - potrebbero formare il nuovo governo con l’appoggio di altri piccoli partiti». E tuttavia, anche per la politologa polacca, nessuno può dire oggi se Diritto e Giustizia avrà i numeri per formare un governo con una maggioranza solida in Parlamento o se invece dovrà aggrapparsi a una coalizione eterogenea. Sarà la forza dell’esecutivo guidato da Beata Szydlo anche se comandato da Jaroslaw Kaczynski a dire infatti come la Polonia proseguirà sulla linea dello sviluppo degli ultimi anni, se l’incertezza prenderà il sopravvento o se ci sarà un’inversione delle politiche sociali ed economiche e una revisione delle relazioni con la comunità internazionale, e soprattutto con la vicina Germania e con le istituzioni di Bruxelles.
Nei comizi delle ultime settimane Beata Szydlo ha dichiarato di voler «cancellare il disastro combinato da Piattaforma civica negli ultimi anni di governo». Il programma annunciato dagli esponenti di Diritto e Giustizia mette in discussione anche le politiche economiche dell’attuale governo che comunque permetteranno al Pil polacco di crescere del 4% anche quest’anno dopo aver superato indenne la grande crisi internazionale. Ma che hanno probabilmente lasciato indietro una parte troppo ampia di popolazione, soprattutto tra i giovani e nelle aree rurali.
La deriva populista, simile a quella dell’Ungheria di Viktor Orban, è quindi perseguita con intenzione per cavalcare la disillusione. L’abbassamento dell’età pensionabile, le tasse per le catene della grande distribuzione e per le banche straniere, la volontà di controllare anche la Banca centrale si aggiungono così alla chiusura totale verso i migranti e alla condanna senza appelli delle donne che si sottopongono a fecondazione in vitro. «Non credo che il nuovo governo, qualunque esso sia, possa far crollare i pilastri sui quali la Polonia ha costruito la sua crescita. Vedo piuttosto il rischio - dice Di Gilio - che venga intaccata la credibilità che questo Paese ha conquistato con fatica tra gli investitori internazionali».