giovedì 22 ottobre 2015

Repubblica 22.10.15
Il premio Nobel Elie Wiesel:
“Nessuno può permettersi licenze speciali davanti al Male assoluto”
“I politici pensano di poter dire quello che vogliono sull’onda delle emozioni del momento”
“Storia e Memoria sono ancora un dovere per i potenti di oggi”
intervista di Andrea Tarquini


VARSAVIA «Davvero non ho idea di come quelle parole abbiano potuto essere pronunciate, lungi da me ogni intenzione di criticare Netanyahu, ma a volte i politici dovrebbero pensare a lungo e inghiottire parole anziché pronunciarle ». Ecco il commento a caldo per Repubblica del professor Elie Wiesel, Nobel per la pace, sopravvissuto ad Auschwitz.
Professor Wiesel, che effetto le fa la gaffe di Netanyahu?
«Purtroppo ne ho sentite tante di cose simili, in decine di conferenze. È molto triste che tanti talenti, e tante persone pubbliche, spendano la loro immagine con simili frasi. Anziché dire le verità più semplici: che l’antisemitismo è stupido quanto criminale».
Ieri non parlava uno storico negazionista, bensì il primo ministro israeliano… «Che posso dire davanti a tali parole? Io non ho nessuna intenzione di criticare Netanyahu, però avrebbe fatto meglio a non pronunciare quelle parole, a risparmiarsi questo incidente. In ogni occasione pubblica, ogni personalità pubblica dovrebbe pensare mille volte prima di pronunciare qualsiasi frase, e inghiottire mille parole anziché pronunciarne una sola. Figuriamoci su un tema come l’origine dell’Olocausto. Per fortuna, ecco la bella notizia della giornata, Angela Merkel ha subito dichiarato che la Germania di oggi ci tiene a ricordare che furono i nazisti, i tedeschi di allora, i colpevoli dell’Olocausto. E con bellissime parole il suo portavoce ha sottolineato che giustamente questo è quanto si insegna in ogni scuola ai bimbi e ragazzi tedeschi».
Non è un paradosso che il governo tedesco contesti il premier israeliano per ricordare le colpe tedesche?
«Storicamente può sembrare un paradosso. Però tra i miei molti studenti i più bravi e coscienti nella Memoria della Shoah sono sempre stati i giovani tedeschi. Sanno tutto e vogliono sapere sempre di più, con una volontà commovente. Tutti dovrebbero saperlo: loro coltivano la Memoria della Colpa. E sanno bene, perché glielo insegnano a scuola nella Germania unita, che la “Soluzione finale” fu decisa prima dei contatti col Gran Muftì. Il Gran Muftì certo era antisemita, voleva partecipare alla “Soluzione finale”, ma i tedeschi sanno che fu made in Germany».
E infatti gli storici israeliani hanno subito smentito Netanyahu. Non poteva risparmiarsi questa figuraccia?
«I politici al potere troppo spesso pensano di poter dire quello che vogliono sull’onda di emozioni del momento. Sembrano pensare che il potere dia loro licenza speciale, anche davanti all’igiene delle parole richiesta da temi come il Male Assoluto. Non è la prima volta che egli dice cose discutibili, ma mai dal 1948 a oggi un premier israeliano ha pronunciato frasi così gravi. I suoi predecessori d’ogni colore avevano idee ben precise sulla verità storica».
Il potere di Netanyahu entrerà in crisi?
«Sono uno storico, non un commentatore, e mi è difficile rispondere. Ma credo di no. Oggi si dice una cosa, domani viene dimenticata. Forse voleva solo dire che l’antisemitismo è precedente a Hitler, resta la verità storica che la Shoah è il crimine unico e assoluto, impone doveri di Memoria. Meglio avrebbe fatto a parlare di problemi ben più minacciosi, dalla nuova intifada dei coltelli ai piani atomici iraniani, anziché del mufti di Gerusalemme immaginario ispiratore di Hitler».