giovedì 22 ottobre 2015

Repubblica 22.10.15
La tentazione di Bibi: usare il passato nella Terza Intifada
Indicando un palestinese come suggeritore della Shoah vuole ricondurre gli scontri attuali dentro quella storia
di Adriano Sofri


Una storiella grottesca tanto da far dimenticare il rilievo dell’adesione di al-Husseini al nazismo
Inevitabile la rettifica Ma il contesto del vicino oriente è sempre più incontrollato

COSÌ, Benjamin Netanyahu ha voluto ridirlo: Hitler voleva solo cacciare gli ebrei, a dargli l’idea di bruciarli fu il Gran muftì di Gerusalemme. L’aveva già detto nel 2012. Allora si era accontentato di annoverare Haj Amin Al-Husseini (1895 -1974) fra «i principali architetti » del genocidio. Ora l’ha ripetuta addirittura al Congresso sionista mondiale. La cosa è insieme una sciocchezza e un’enormità: decide il contesto. È una sciocchezza, perché trasforma una verità, il sincero e accanito filonazismo di Al-Husseini, in un aneddoto futile e infondato: il 28 novembre del 1941 i due si incontrano e Hitler, che finora non ci ha pensato, si sente dire dal suo amico e accolito che, se si limiterà a cacciare gli ebrei dalla Germania, saranno loro, i palestinesi, a trovarsene invasi, e l’ingenuo e cortese Hitler chiede: «Be’, e che cosa dovrei fare allora?», «Bruciali!», dice il muftì, e Hitler la trova una buona idea e dunque li brucia… La storiella è grottesca, e può ottenere intanto di far dimenticare il rilievo dell’adesione del Gran muftì al nazismo, additato come modello di valori e di organizzazione al mondo arabo e musulmano. Nel coro di voci che si sono levate a protestare contro la versione di Bibi c’è anche uno sdegnato Saeb Erekat per conto dell’Olp: «L’impegno palestinese contro il regime nazista è profondamente radicato nella storia». Purtroppo, nella storia è ancora più radicato l’impegno filonazista. Tolgo da un libro di Carlo Panella due citazioni significative. La prima è dello stesso muftì, in un discorso del dicembre 1944 a un reparto di Ss islamiche a Sarajevo: «La Germania nazionalsocialista sta combattendo contro il mondo ebraico. Il Corano dice. “Voi vi accorgerete che gli ebrei sono i peggiori nemici dei musulmani”. Vi sono inoltre considerevoli punti in comune tra i principi islamici e quelli del nazionalsocialismo, vale a dire nei concetti di lotta, di cameratismo, nell’idea di comando e in quella di ordine». La seconda è di Sami Al-Jundi, cofondatore nel 1937, assieme a Michel Aflaq, del partito Baath: «Eravamo nazisti, ammiratori del nazismo, leggevamo i suoi testi e le fonti della sua dottrina, specialmente Nietzsche, Fichte e i Fondamenti del secolo XIX di H.S. Chamberlain, tutto incentrato sulla razza. Fummo i primi a pensare di tradurre il
Mein Kampf . Chiunque fosse vissuto in quegli anni a Damasco, si sarebbe reso conto della propensione del popolo arabo verso il nazismo, perché il nazismo era la potenza che poteva essere presa a modello».
Molto ragionevolmente, il direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme, Efraim Zuroff, ha commentato: «L’affer- mazione di Netanyahu è totalmente senza basi. Che il muftì spingesse sui nazisti e volesse l’invasione della Palestina è fuori discussione, ma Hitler non doveva essere convinto da nessuno». Piuttosto due ossessioni si combinarono: quella di Hitler, antica e rafforzata dall’esempio del genocidio (non si chiamava ancora così) armeno, e quella del fanatico agitatore arabo, che assegnava alla liquidazione degli ebrei un valore apocalittico. Quanto al governo tedesco, il portavoce della signora Merkel è stato costretto a una precisazione quasi surreale, un “Giù le mani dalla colpa dei tedeschi”: «Non c’è nessun motivo per cambiare la storia. Conosciamo bene l’origine dei fatti ed è giusto che la responsabilità ricada sulle spalle dei tedeschi». La rettifica di Netanyahu era inevitabile: non ho cercato di assolvere Hitler dalla sua colpa, ha detto. Già: però a trasformare una sciocchezza in un’enormità è il contesto. Il contesto è quello della cosiddetta terza intifada. Bibi Netanyahu si è lasciato tentare dal sollecitare i documenti fino a fare di un palestinese il suggeritore della Shoah, e a ricondurre così per intero il conflitto dentro quella storia. A far sì che sia quel passato a ingoiare e dannare la rivolta dei giovani palestinesi di oggi, l’intifada spontaneista e disperata dei coltelli usati per colpire ed essere colpiti. È questo a fare della sua sciocchezza un’enormità. Il contesto del vicino oriente è sempre più incontrollato. Tempo fa Recep Tayyep Erdogan ha spiegato che i marinai musulmani erano arrivati in America da tre secoli quando ci arrivò Cristoforo Colombo, il quale trovò una moschea bell’e costruita su una montagna di Cuba. Il contesto: la signora Merkel che, dopo tanta accanita ostilità, va a offrire a Erdogan un ammorbidimento rispetto all’ammissione nella Ue nel momento in cui il regime turco esaspera violenze, intimidazioni, arresti e censure, e alla vigilia della più delicata scadenza elettorale, ne è un’ulteriore prova. Oggi Netanyahu è a Berlino, e la prima cosa che deve riuscire a fare è rassicurare i suoi interlocutori tedeschi: sono stati i tedeschi, e non altri, a desiderare, ideare e attuare la soluzione finale. Poi passiamo all’agenda.