mercoledì 21 ottobre 2015

Repubblica 21.10.15
Carmelitani e gigolò scontro in Vaticano “Alla sbarra i religiosi”
Roma, il cardinale De Paolis contro Vallini: non basta allontanare i sacerdoti, serve un processo canonico
di Lorenzo D’Albergo e Orazio La Rocca


ROMA. Prima gli incontri gay negli anfratti di Villa Borghese, poi quelli entro le mura della curia dei Carmelitani scalzi. Giorno dopo giorno lo scandalo dei rapporti omosessuali che ha sconvolto l’Ordine si arricchisce di dettagli. Tutti elencati nel dossier che inquieta il Vaticano e certificati dalle deposizioni di Sergio, un “marchettaro” che si concedeva ai preti per 50 euro, e di Sebastiano, che prima di essere allontanato dalla parrocchia di Santa Teresa d’Avila ha avuto una relazione di un anno con un alto esponenti della congregazione. Una liaison a dir poco travagliata: superalcolici, sniffate di popper (la droga che prolunga il piacere) e un misterioso pestaggio, dopo le prime denunce datate 2006.
Il report, inviato a metà luglio al cardinale vicario Agostino Vallini, al segretario di Stato Paolo Parolin e a Papa Bergoglio, rischia di stravolgere gli equilibri della curia generalizia dei Carmelitani nel cinquecentenario della fondazione. E, ne sono sicuri i fedeli, è il documento che ha spinto il Santo Padre a esporsi il 14 ottobre, all’udienza del mercoledì: «Chiedo perdono a tutti per gli scandali di Roma e del Vaticano ». Immoralità su cui il preposito generale dell’Ordine dei Carmelitani, Saverio Cannistrà, avrebbe preferito chiudere un occhio, mettendo a sopire le chiacchiere dei fedeli con il trasferimento di quattro padri della curia e tre religiosi della parrocchia. Mandando lontano da Roma “rei” e innocenti (padre Angelo, il parroco, don Alessandro, vice e favorito dai parrocchiani, e l’ausiliario Ferdinando).
Ma ora interviene il cardinale Velasio De Paolis. Presidente emerito della Prefettura per gli affari economici e, prima, segretario del Tribunale della Signatura Apostolica, la Cassazione della Santa Sede, il giurista accende il dibattito e detta la linea al Vicariato su un caso da affrontare «senza perdite di tempo. Non basta aver inviato al preposito generale dei Carmelitani il dossier sui frati accusati di aver partecipato a incontri gay a pagamento. Non è nemmeno sufficiente che i religiosi incriminati siano stati allontanati. Se le accuse sono vere occorre sanzionare i colpevoli, anche con l’espulsione dall’Ordine e la riduzione allo stato laicale». Una possibile sentenza neanche ipotizzabile senza la mobilitazione dei parrocchiani. Quando i fedeli hanno capito che il dossier rischiava di finire nel dimenticatoio, in 110 hanno preso carta e penna e spedito una lettera a Francesco per difendere i religiosi innocenti finiti loro malgrado nel repulisti.
I primi rapporti omosessuali riportati nel dossier risalgono al 2002. È invece di pochi giorni fa una scoperta che ha fatto inorridire i parrocchiani. Indagando, i fedeli hanno individuato l’entrata secondaria di via Aniene da cui sarebbero stati fatti entrare i “marchettari” che venivano invitati nelle stanze dell’edificio sacro di corso Italia per soddisfare i preti alla ricerca di una compagnia notturna. «È una vicenda do-lorosa, complicata, nonché vergognosa — commenta De Paolis — e Vallini ha fatto bene a coinvolgere subito i responsabili della Curia generalizia. Ma non basta. Se le accuse sono vere, è bene agire con tempestività per punire i colpevoli dopo un processo canonico». Un iter a cui di sicuro non sarà sottoposto il giovane parroco che quattro anni fa ha deciso di rinunciare all’Ordine e a 30 si è ritrovato a fare il gelataio. Qualcuno tra i fedeli assicura abbia subito violenze in parrocchia. Voci, mormorii. «Chi ha tradito a Roma la promessa di castità — conclude il cardinale De Paolis — potrebbe farlo altrove. Per questo serve il processo».