Repubblica 20.10.15
Gerusalemme, la minaccia di Hamas
Netanyahu blocca le nuove barriere di cemento ma da Gaza l’organizzazione palestinese annuncia: “La nostra lotta proseguirà”
Un giovane eritreo ucciso nel Negev: la polizia lo scambia per un terrorista, linciato dalla folla
di Fabio Scuto
TEL AVIV . Il premier Benjamin Netanyahu ha ordinato lo stop alle nuove barriere di cemento per separare i quartieri ebraici da quelli arabi di Gerusalemme. Una misura che secondo l’opinione di molti parlamentari anche del suo partito demoliva l’immagine della Città Santa come «capitale, unica, eterna e indivisibile», come venne proclamata dalla Knesset nel 1980. Intorno ai sei quartieri arabi di Gerusalemme – che i palestinesi rivendicano come loro futura capitale - restano i check-point agli ingressi e alle uscite, i controlli di sicurezza resi necessari dopo l’ondata di accoltellamenti di queste ultime settimane. Il tasso di violenza nella Città santa è sceso ma i prossimi giorni si annunciano carichi di tensione perché Hamas – stando a quanto scritto ieri da diversi website d’informazione – avrebbe attivato le sue cellule “in sonno” in Cisgiordania – dove è praticamente fuorilegge per l’Anp di Abu Mazen – per nuovi attacchi kamikaze, annunciando le «l’intifada proseguirà fino alla liberazione di Gerusalemme, della Cisgiordania e della Palestina». Hamas, confinato solo nella Striscia di Gaza, sta cercando di prendere il controllo politico di questa protesta, che finora ha rifiutato “padrini e padroni”, corre sui socialnetwork e non proclama nessuna jihad. Gli islamisti sono stati duramente repressi in Cisgiordania dalle forze di sicurezza di Abu Mazen, resta da vedere se le cellule “in sonno” a Hebron e Nablus – le due città un tempo caposaldi islamisti hanno mantenuto la capacità operativa per poter condurre attacchi sul territorio israeliano.
La tensione di questi giorni sta incidendo molto sui comportamenti della popolazione. «Solo per il colore della pelle », titolava oggi il quotidiano Yedioth Aaronoth , per descrivere la morte di Mila Haftom Zarhum, 29 anni, il cittadino eritreo ucciso durante l’attacco nella stazione centrale degli autobus di Beersheva, nel Negev. Scambiato erroneamente per un complice dell’attentatore arabo - un beduino - è stato ferito da un agente di sicurezza. Mentre era a terra incapace di esprimersi in ebraico, è stato ancora colpito alle gambe da un agente e poi linciato dalla folla nella convinzione che fosse un terrorista. È spirato nella notte scorsa.
Alla vigilia dell’incontro con il capo della diplomazia Usa John Kerry domani a Berlino, il premier Netanyahu che ha tenuto per sé il portafoglio degli Esteri ha convocato urgentemente l’ambasciatore francese. È stato un «colloquio aspro» fanno sapere dal ministero degli Esteri israeliano, all’ambasciatore Patrick Maissonave è stata ribadita l’assoluta contrarietà di Israele alla proposta francese all’Onu di inviare osservatori internazionali sulla Spianata delle Moschee.