lunedì 19 ottobre 2015

Repubblica 19.10.15
“Far risorgere il passato è un obbligo per sperare”
di Paolo Matthie


Infinite sono state le perdite del patrimonio culturale nelle tempeste della storia, dai tempi più remoti ai nostri giorni, sotto tutte le latitudini del nostro pianeta. La cecità oscura della natura e la stolta crudeltà degli uomini hanno provocato nei secoli un naufragio di opere, di monumenti, di villaggi, di città che il talento umano aveva creato, che in grande maggioranza sono state integralmente cancellati e che solo in quantità minima l’archeologia riporta alla luce a brandelli.
Perdite innumerevoli ha subìto il patrimonio artistico e architettonico dell’Europa durante la Seconda guerra mondiale. Dresda è forse l’esempio più illustre e sciagurato, rasa al suolo per quasi il 90% del suo straordinario centro storico, gioiello del barocco e del rococò nord-europeo, a seguito del forsennato bombardamento anglo-americano del 13-14 febbraio 1945. Di fronte all’orrendo massacro dell’arte, dapprima, fu presa dalle autorità della Repubblica Democratica Tedesca la decisione di lasciare intatti i cumuli di rovine come un monumento che servisse come ammonimento per le generazioni future. Più tardi, prevalse l’esigenza di restituire al popolo della Germania quei capolavori architettonici ridotti in macerie ed oggi si possono di nuovo ammirare, ricostruiti integralmente nello stato originario, lo Zwinger, la Hofkirche, la Frauenkirche, completata solo nel 2006.
Provvedimenti non diversi sono stati presi da altri Paesi per monumenti, pur gravissimamente danneggiati: dall’Italia per l’Abbazia di Montecassino e per la Basilica di San Lorenzo a Roma alla Russia per la reggia di Peterhof non lontano da San Pietroburgo. L’infuriare selvaggio delle distruzioni di monumenti celeberrimi in Iraq e in Siria ad opera del brutale fanatismo iconoclasta dell’Isis ha riportato di tragica attualità il dilemma tra la restituzione fisica di rovine di un fascino straordinario e la conservazione di pallide orme illeggibili di monumenti capitali nella storia delle civiltà del Mediterraneo.
Le tecniche moderne, che consentono la produzione di copie perfette di opere scultoree anche di grandi dimensioni nei materiali originari sulla base di documentazioni grafiche e fotografiche adeguate, permettono oggi restituzioni di ammirevole fedeltà agli originali perduti di interi complessi monumentali.
I popoli di Iraq e di Siria, che la folle furia demolitrice di gruppi terroristici animati da una visione di ottusa intolleranza totalitaria vuole privare di ogni memoria storica meritano che vengano loro restituiti, in ricostruzioni filologicamente fedeli, i monumenti e le rovine di un passato che è un patrimonio costitutivo della loro identità.
La tragedia di eventi distruttivi, inattesi e terribili, come quelli cui stiamo assistendo nel Vicino Oriente, comporta la cancellazione, gravissima ma ineluttabile, del valore dell’autenticità dei monumenti perduti, che avrà una dimensione drammatica per le generazioni future, ma la restituzione dell’unità tra umanità, cultura e natura appare oggi come un obbligo morale verso popoli provati da vicende crudelissime. Perché una speranza di futuro tollerabile possa essere ritrovata quando le aspre crisi del presente saranno superate.