sabato 10 ottobre 2015

Repubblica 10.10.15
Roberto Speranza, leader della sistra dem
“No a diktat dall’alto su un nome o vincerà Grillo”
intervista di Giovanna Casadio


ROMA. «Proprio per non consegnare Roma alla destra o ai 5Stelle, non ci vogliono diktat del Pd dall’alto, vanno fatte le primarie e coinvolta la città». Roberto Speranza, leader della sinistra dem, dà l’altolà a un nome imposto da Renzi e Orfini per il Campidoglio.
Speranza, le primarie a Roma sarebbe meglio evitarle?
«No, le primarie sono inevitabili. Si è consumata una frattura profonda tra i cittadini romani e il Pd, c’è un grande disorientamento in giro e in questo contesto sarebbe un errore gravissimo immaginare scelte imposte dall’alto. L’unica via d’uscita è ripartire dai nostri militanti ed elettori».
Proprio la sinistra dem però aveva chiesto una regolamentazione delle primarie.
«Io sono tra quelli che sono stati eletti con le primarie e ritengo siano uno strumento utile e indispensabile. Certo vanno regolamentate in modo più efficace per evitare ingerenze improprie, ma guai a buttare il bambino con l’acqua sporca».
Non teme che la situazione romana sia cosi delicata dopo Mafia Capitale e le connivenze, che il rischio di infiltrazioni e manovre nelle primarie sia molto forte?
«Ho fiducia nella nostra gente. Le primarie in questi anni sono state un tratto identitario del Pd. Hanno rappresentato uno strumento per costruire un partito più aperto e più capace di sintonizzarsi con la società. Penso che questo sia irrinunciabile. Ripeto, vanno regolate meglio».
Regolarle come?
«Con un anagrafe degli elettori, sicuramente. Regolarle meglio sì, farne a meno assolutamente no ».
Quale è il rischio oggi per la Capitale: consegnare la città ai 5Stelle o alla destra?
«Le ultime esperienze, una di centrodestra con Gianni Alemanno e questa di centrosinistra con Ignazio Marino, si sono chiuse male. E anche alla Regione Lazio, prima di questa positiva stagione di rilancio con Zingaretti, c’è stato il caso Marrazzo e la vicenda Polverini, insomma negli ultimi anni a Roma e nel Lazio ci sono stati quattro momenti di frattura con i cittadini. Quindi non possiamo che partire dal tentativo di ricostruire una relazione dal basso con la città. Sto parlando di fatti. Anche per questo l’idea di diktat non può funzionare».
Sta parlando solo di Roma o anche delle altre città, di Milano, Napoli, Salerno?
«La mia difesa delle primarie vale per tutte le città al voto, non se ne può prescindere. Anche perché le primarie servono per costruire il campo largo del centrosinistra».
Intende dire per stabilire l’alleanza con Sel e la nuova sinistra contro il Partito della Nazione?
«Possono infatti essere il giusto antidoto contro il Partito della Nazione. Con le primarie possiamo riaprire il dialogo a sinistra e con le forze del civismo. I nostri sindaci sul territorio governano con Sel non con Alfano and company».
Secondo lei, si può ancora ritentare con questa giunta Marino? Sel sembra avere aperto una spiraglio, ci sono venti giorni di tempo dalle dimissioni una volta formalizzate. O questa è un’esperienza ormai archiviata?
«Se c’è stata la sfiducia dei principali partiti che l’hanno sostenuto, non credo ci sia molto altro da dire ».
Il caso Roma mette in grave difficoltà il Pd?
«Roma è la capitale d’Italia, non c’è dubbio che quello che accade qui ha importanza nazionale».