Repubblica 10.10.15
L’operazione rimonta del Pd ma è scontro sulle primarie
Renzi: “Marino ha fatto bene a dimettersi, Giubileo sarà come l’Expo” Piano sblocca fondi per Roma. Incontro riservato con Pisapia su Milano
di Goffredo De Marchis
ROMA A Palazzo Chigi la chiamano “operazione rimonta”, uno sforzo straordinario per «passare dal falimento al trionfo». Ne hanno parlato a lungo, ieri, il premier-segretario Matteo Renzi e il commissario di Roma Matteo Orfini. Mettendo alcuni punti fermi. Ignazio Marino può resistere quanto vuole ma ma tra venti giorni o poco più non sarà più sindaco di Roma. Per riuscire nell’impresa di recuperare la sconfitta romana serve un impegno forte del governo, sotto forma di stanziamenti. Si comincia dal Giubileo, naturalmente, ma bisogna incidere anche sui problemi della città, sbloccando ad esempio i 40 milioni di finanziamenti per la manutenzione nei trasporti pubblici. Nessun trucco per rinviare le elezioni verrà escogitato dai tecnici dell’esecutivo. Roma, insieme con le altre grandi città, andrà a votare in primavera. Magari non a maggio, ma a giugno, che significa guadagnare qualche settimana per recuperare il terreno nella Capitale. Come? Facendo funzionare meglio la città, provando a dimostrare che ora il lavoro funziona. Grazie al commissario e anche grazie al Partito democratico in modo da rilanciare il brand prima delle elezioni.
Sarebbe quindi una sciagura iniziare subito la discussione nel Pd con un bel litigio sulle eventuali primarie. La lezione della Liguria non è ancora stata digerita da Renzi. Lì uno scontro interno fece perdere la Regione al centrosinistra. Perciò Renzi e Orfini hanno accolto malissimo le parole di Roberto Speranza sui gazebo. «Se avesse letto che volevamo farle a tutti i costi, le avrebbe considerate il male assoluto», è il tagliente commento renziano. Comunque, meglio andare cauti. Le primarie non sono in cima alle preferenze del segretario. Anzi, il tentativo, nei prossimi mesi, sarà quello di convincere il partito ad adottare una linea comune per tutti i grandi comuni chiamati al voto: fare ogni sforzo per scegliere candidati dem accettati da tutti e saltare la consultazione ai gazebo (ieri Renzi ha avuto un incontro riservato con Giuliano Pisapia per verificare la sua disponibiità al bis). Su Roma verrà avviato uno
screening , allargato a tutti i casi del Lazio, per capire dove e quando le primarie hanno funzionato. A partire dal caso di Nicola Zingaretti: il governatore della regione è stato scelto dal partito proprio in una situazione di emergenza simile a quella di Roma e ha poi battuto il centrodestra al voto. Insomma adottando un metodo “scientifico” si può evitare un dibattito estenuante «su uno strumento — dice il premier ai collaboratori — che porta con sè tanti problemi e contraddizioni, ma offre anche delle opportunità e ha un grande valore simbolico». Che le primarie vivano un momento di difficoltà lo fa notare anche Romano Prodi. «Io sono l’uomo delle primarie, quindi.... Ma sono un mezzo delicatissimo e vanno regolate. Non essendo stata fatta una legge sulle primarie né una regolamentazione, anche questo strumento è stato indebolito entrando in crisi».
Dopo 24 ore di silenzio sulle dimissioni di Marino, Renzi esprime il suo pensiero sull’Unità: «Al punto in cui eravamo non c’erano più alternative. E dunque credo che Ignazio Marino abbia fatto bene a dimettersi. Adesso chi vuole bene a Roma la smetta con le polemiche e con le divisioni». Un messaggio allo stesso ex sindaco e alla sinistra interna. Il premier mostra di credere nel “miracolo” della rimonta passando attraverso il Giubileo. «Nessuno puntava nel successo dell’Expo invece i risultati parlano chiaro. Faremo lo stesso con l’Anno santo». Pino Pisicchio, capogruppo del Misto alla Camera e alleato del Pd, spera che sia lo stesso Renzi a coordinare l’organizzazione dell’evento, che nasca una cabina di regia a Palazzo Chigi.
Ma la scelta del candidato sarà la chiave per la rimonta. Si pensa a una personalità della società civile e il nome più forte in questo momento è quello di Alfonso Sabella, il magistrato ex assessore alla Legalità. Molti nel Pd si sono convinti che senza di lui, Marino avrebbe dovuto mollare già da un bel po’. Nello stesso filone legalità s’inserisce l’ipotesi di un impegno di Raffaele Cantone. Sul fronte dei politici il nome preferito dal segretario è quello di Paolo Gentiloni. Ma Renzi valuta anche tutte le controindicazioni di una pesca tra i ministri. Che vale per Gentiloni, come per Franceschini e Madia.