sabato 10 ottobre 2015

Repubblica 10.10.15
L’esercito di Ignazio, tra firme, flash mob e l’idea della lista civica
In 24 ore quasi 30 mila adesioni a suo sostegno. I supporter convocano su Facebook un sit in per domani e lanciano la sua ricanditatura
di Sebastiano Messina


ROMA E poi ci sono i «Forza Sindaco ». Gli irriducibili, quelli che non si arrendono neanche davanti alle dimissioni, alleati sconosciuti su cui forse neanche Marino sospettava di poter contare, e che ora vanno in piazza, raccolgono adesioni, organizzano flash- mob e pensano persino a una lista civica. Per ricandidare Ignazio, si capisce.
Si stanno muovendo rapidamente. In 24 ore, quasi trentamila hanno firmato le petizioni sul web perché resti al suo posto. Il gruppo Facebook “Io sto col sindaco” ha già superato gli ottomila iscritti. E altri novemila hanno messo “mi piace” al videomessaggio postato da Marino sulla sua pagina (visitata solo ieri da quasi mezzo milione di navigatori).
La novità, la vera novità, è che a difendere il sindaco dimissionario non sono solo gli intellettuali come Alberto Asor Rosa («Gli fanno pagare con le sue colpe anche quella di non essere allineato con nessuno»), né solo gli artisti come Nicola Piovani («Trovo sospetto il linciaggio mediatico che lo ha circondato e affondato»), né solo i personaggi eternamente a cavallo tra politica e spettacolo come Vladimir Luxuria («Per molti forse Marino è troppo onesto. Sento puzza di bruciato e non ho cucinato io. Lo hanno cucinato a fuoco lento»).
No, adesso parla la gente comune. L’avanguardia era quella pattuglia che si è presentata a sorpresa sotto l’ufficio di Marino, e incurante delle bandiere, dei cori e dei megafoni degli oppositori che reclamavano le dimissioni immediate, ha alzato in silenzio verso il cielo i suoi fogli A4 usciti dalla stampantina di casa: «Marino resisti». E quando gli altri li hanno circondati, domandandogli cosa fossero venuti a fare, hanno tenuto il punto.
Alla grillina Letizia, che col berrettino del movimento messo di traverso era venuta a sfidarli («Ma che siete venuti a fare, ormai neanche i preti lo vogliono più, il vostro sindaco!») ha risposto al volo Giovanni, dirigente di una squadra di pallavolo: «Ma perché, le risulta che i preti sono per l’onestà?». La grillina (spiazzata): «No». Lui (trionfante): «E allora, lo vede? Siete i soliti grillini, dovete scendere da cavallo».
Poi, davanti alle transenne dove i militanti di Forza Nuova urlavano «Buffoni!» agli assessori, una arzilla signora ha cominciato a scandire «Resistere, resistere!». Militante di destra: «Sì, Marino resisti così distruggi il Pd». Lei: «Te piacerebbe». Lui: «Non ne possiamo più di gente che ruba». Lei: «Lo dite voi che ve siete magnati Roma! ». E’ finita a parolacce, ma la signora non ha mollato.
Erano una ventina, attorno a lei. I più attivi, quelli con i cartelli in mano, erano un funzionario statale, Rino, una casalinga, Patrizia, Arianna che lavora in un tour operator e Lorenzo, col fazzoletto da pirata annodato sulla testa, «accompagnatore turistico ufficiale». E guai a parlargli del pasticcio delle note spese: «Ma de che stamo a parlà? Della vendetta di un ristoratore al quale il sindaco aveva fatto togliere i tavoli dalla piazza? Ma via, piantatela…».
Non si erano mai visti prima, si erano dati appuntamento su Facebook perché sono tra gli ottomila membri del gruppo “Io sto col sindaco Ignazio Marino” (tra i quali figurano anche Achille Occhetto e Giovanni Bachelet, iscritti da giugno). E’ lì che ora si sta preparando un flash- mob domenica mattina sotto la statua di Marc’Aurelio («Tutti con la maglietta bianca »). E’ lì - tra i messaggi che postano foto di tessere del Pd strappate e certificati elettorali nel rotolo della carta igienica che si stavano raccogliendo quasi mille adesioni all’idea di una lista civica per ricandidare Marino, prima che a metà pomeriggio il post improvvisamente sparisse.
Poi ci sono le petizioni online. Nel giro di 24 ore, quella lanciata su Change. org da Daniele Dezi - un trentenne esperto di media planning – ha superato il traguardo delle 15 mila firme sotto il titolo fin troppo creanzato: «Ignazio Marino ritiri le sue dimissioni per favore!». Motivazione: «Non può smettere proprio adesso che ha iniziato a rivoluzionare Roma ».
Seguono, in 40 punti, tutti i risultati ottenuti dal sindaco, dalla differenziata al 43 per cento alle ruspe mandate a Ostia, dal registro delle unioni civili alla cacciata dei camion-bar dal Colosseo. «E si potrebbe andare ancora avanti – conclude l’appello - se solo riuscissimo a convincerlo a restare a governare la nostra città».
Non sono poche, 15 mila firme ( le tre petizioni per le dimissioni ne avevano raccolte in tutto poco più di una dozzina). Quasi altrettante (alle 21 erano 14.021) ne ha ottenute finora un altro appello a Matteo Renzi, dal titolo biblico: «Nessuno tocchi Marino ». Era stato lanciato quattro mesi fa con le firme eccellenti di Gian Giacomo Migone, Ennio Di Nolfo e Gustavo Zagrebelsky, «contro l’attacco a Ignazio Marino che serve a perpetuare lo scempio morale e politico di Roma».
Le dimissioni, naturalmente, hanno cambiato il bersaglio della petizione: «Che però prescinde da Marino – precisa Migone – perché l’oggetto era l’attacco contro di lui. Al sindaco oggi direi quello che dissi a Occhetto quando lo fecero fuori dal partito: “Tu hai difetti gravi e qualcuno anche gravissimo, ma è per le tue qualità che ti hanno fatto fuori”. Oggi, a titolo personale, auspico che il sindaco rimanga al suo posto. Purché d’ora in poi stia, diciamo così, un pochino più attento…».