La Stampa 6.10.1,
Amianto all’Olivetti
a processo gli ex vertici
Tra gli imputati Carlo e Franco De Benedetti e Corrado Passera
di Giampiero Maggio
Sono 17 i rinvii a giudizio e 11 le archiviazioni nell’udienza preliminare, in Tribunale a Ivrea, sulle vittime da esposizione all’amianto alla Olivetti. Dopo oltre un’ora di Camera di consiglio e ascoltate le repliche del pm, Laura Longo e le contro repliche delle difese, ieri il gup Cecilia Marino, ha letto in aula il dispositivo. L’inizio del processo è fissato per l’11 gennaio.
I manager alla sbarra
Vanno a dibattimento gli ex manager che tra l’inizo degli anni Sessanta e i primi anni Duemila hanno guidato l’azienda di Ivrea. Tra questi, anche Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente del cda dal 1978 al 1996, il fratello Franco De Benedetti, ad dal ’78 all’89 e vicepresidente del cda dall’89 al ’92, l’ex ministro, Corrado Passera, ad dal ’92 al ’96 e Camillo Olivetti, ad per un anno, dal ’63 al ’64. Le accuse sono omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime. Rinviato a giudizio anche Roberto Colaninno, amministratore delegato nel ’96. Per lui l’accusa è di lesioni colpose.
Tra i 17 rinvii a giudizio figurano anche i dirigenti che, all’epoca dei fatti, sono stati a capo, a vario titolo, delle strutture deputate ai monitoraggi e ai controlli degli ambienti di lavoro. Archiviate “per non aver commesso il fatto”, invece, le posizioni di tutti i consiglieri di amministrazione senza delega. Tra questi anche i figli dell’ingegnere, Marco e Rodolfo De Benedetti. La posizione della Procura di Ivrea è chiara fin dall’inizio. «L’Olivetti sapeva del pericolo amianto e ha adottato, con grave ritardo, le contromisure per evitare che i lavoratori si ammalassero». Per il gup pesa, però, il principio di delega. Chi in quegli anni era ai vertici dell’azienda come amministratore delegato o presidente del cda, rivestiva il ruolo di datore di lavoro. Aveva il dovere, in sintesi, di vigilare che i controlli e i monitoraggi degli stabilimenti venissero effettuati. Compito che, invece, non spettava ai semplici consiglieri di amministrazione.
Le ultime vittime
Quando cita il talco contaminato da tremolite d’amianto, usato in moltissime lavorazioni, il gup scrive: «Si rilevò la presenza di amianto soltanto nell’81, sebbene dal ’74 fosse costituita la Commissione permanente ecologia e ambiente e nel ’77 fosse stato elaborato un documento sull’uso dell’amianto in azienda». I ritardi, per il gup, ci furono anche nelle bonifiche delle strutture contaminate da asbesto. «Soddisfatti per l’esito dell’udienza preliminare» commentano Laura D’Amico e Giulio Calosso, rispettivamente avvocati di parte civile per la Fiom Cgil e il Comune di Ivrea. «Sono accuse inconsistenti, il processo dimostrerà la totale estraneità dell’ingegnere» commenta l’entourage di Carlo De Benedetti.
Il lavoro della Procura, però, non si ferma. Ci sono altre vittime, oltre alle 14 già accertate. Tutte confluite, come conferma il procuratore capo, Giuseppe Ferrando, in altri due fascioli denominati Olivetti bis e ter e le cui indagini verranno chiuse all’inizio del 2016.