martedì 6 ottobre 2015

La Stampa 6.10.15
ll Vaticano e la questione gay
“Ci sono circoli che vogliono imporci la loro agenda”
Dall’incontro con l’impiegata Usa al caso Charamsa: per la Santa Sede c’è stata troppa enfasi mediatica
di An. Tor.


«Per sei giorni di viaggio negli Usa il Papa ha saputo parlare al cuore di tutti gli americani superando le polarizzazioni. Poi, per altri sei giorni, le polemiche mediatiche e i circoli che vorrebbero imporre la loro agenda alla Chiesa, hanno preso il sopravvento». Uno stretto collaboratore di Francesco nella Segreteria di Stato vaticana così sintetizza il dibattito iniziato nei giorni scorsi con le notizie sul saluto di Francesco a Kim Davis e all’ex alunno omosessuale Yayo Grassi, culminato con il coming out del monsignore polacco della Congregazione per la dottrina della fede. Polemiche che hanno ingigantito l’eco mediatica della questione omosessuale in un Sinodo che invece ne parlerà poco.
Tutto ha inizio con la notizia dell’incontro tra Francesco e la responsabile dell’Anagrafe di Ashland, nel Kentucky, finita per qualche in prigione per essersi rifiutata di rilasciare le licenze per le nozze gay impedendo anche ai suoi sottoposti di farlo. Kim Davis, appartenente alla congregazione evangelica della «Pietra Dura», è diventata un simbolo politico e ha sfilato a fianco di diversi candidati repubblicani.
Il Papa, durante i due giorni a Washington, aveva già compiuto un gesto significativo visitando a sorpresa la Casa delle Piccole sorelle dei poveri, note in tutti gli Stati Uniti per aver iniziato un’azione legale contro l’«Obamacare», la riforma sanitaria di Obama che le obbliga a garantire servizi contrari alla morale cattolica. Le Piccole sorelle non si sono però trasformate in un simbolo politico, come invece lo è diventato la Davis. Perché dunque il Papa ha incontrato quest’ultima? Come ha spiegato padre Federico Lombardi, la donna era stata inserita in una lista di persone invitate dal nunzio, Carlo Maria Viganò. Quest’ultimo aveva chiesto un parere sull’opportunità dell’invito ai vertici della Conferenza episcopale americana, ricevendone una risposta negativa: l’incontro avrebbe favorito letture strumentali e quella polarizzazione che Francesco voleva evitare. Ciononostante la nunziatura ha invitato ugualmente la donna e la notizia è stata fatta filtrare dal suo avvocato. Dopo due giorni di polemiche, soprattutto sui media americani, il Vaticano ha dichiarato che quella stretta di mano non significava appoggio alla posizione della Davis «in tutti i suoi risvolti particolari e complessi».
Dopo aver «schiacciato» Francesco sulle posizioni della destra americana, ecco una notizia che sembrava fatta apposta per neutralizzare l’effetto della prima: nella stessa nunziatura di Washington Francesco aveva infatti ricevuto Yayo Grassi, un ex alunno di origini argentine ma da molti anni trapiantato negli Usa, omosessuale e convivente con un compagno. Di questo incontro, durato due minuti, al quale hanno partecipato anche la madre di Grassi e altre tre amiche, parla per primo il 25 settembre il giornale argentino «Diario», pubblicando anche una foto presa con il telefonino da uno degli invitati. Ma è quando la rilanciano i media statunitensi facendo notare la presenza del compagno di Grassi, che il saluto viene presentato alla stregua di una «benedizione» delle unioni gay.