La Stampa 31.10.15
Così la Merkel corteggia Erdogan
Ue più vicina se frena i migranti
La road map della Cancelliera: bilaterale a novembre e incontri fra ministri
Berlino vuole più controlli e lotta agli scafisti, la Turchia l’adesione rapida
di Tonia Mastrobuoni
Angela Merkel non ama l’enorme scrivania che troneggia nel suo ufficio, comprata dal suo predecessore, Gerhard Schroeder. È troppo grande, ha ammesso una volta. La cancelliera ha gusti semplici: indossa lo stesso completo in infinite variazioni cromatiche da anni e non trova nulla di male nel mettere due volte lo stesso vestito per il sacro appuntamento mondano dei cicli wagneriani di Bayreuth. Figuriamoci come si sarà sentita quando Recep Tayyip Erdogan l’ha fatta sedere su un obbrobrio kitsch come l’enorme poltrona dorata del palazzo di Yildiz, due settimane fa. Il messaggio del presidente turco era chiaro: incurante dei suggerimenti del cerimoniale tedesco e dell’evidente disagio della cancelliera, si è goduto il suo momento Canossa.
Come a Canossa
Dopo anni di gelo sull’ipotesi di un ingresso della Turchia nella Ue, la crisi in Siria e il ruolo di primo piano assunto da Ankara dal punto di vista militare ma anche della complicata gestione dei profughi, hanno costretto Merkel ad andare da Erdogan a capo chino, offrendogli un’accelerazione sul negoziato di adesione. Il presidente turco affronta domani un’elezioni cruciale con la consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico. E a Berlino, Merkel ha già messo in moto la sua macchina da guerra organizzativa per facilitare il negoziato. Ma gli astri che dovranno favorirlo - soprattutto la complessa perorazione della causa turca tra partner molto più riluttanti di lei - non saranno semplici da allineare, se il presidente turco si lascerà andare ad altri rigurgiti autoritari come il recente blitz alla rivista Noktet. Un episodio che è stato commentato con molta irritazione a Berlino.
Dietro le quinte, i due Paesi hanno messo su una squadra di funzionari ministeriali che si stanno incontrando riservatamente ad Ankara e a Berlino per cominciare ad analizzare i dettagli dell’adesione alla Ue (anche se Merkel ha respinto, per ora, la richiesta di Erdogan di incontri ministeriali bilaterali periodici, come avviene con molti Paesi). In vista del G20 di Antalya, a metà novembre, la cancelliera ha già chiesto ad Erdogan un bilaterale a margine con il premier che scaturirà dalle urne, racconta una fonte diplomatica. I tedeschi hanno fatto anche in modo che il consueto «progress report» di Bruxelles sullo Stato dell’arte della Turchia ai fini di un ingresso nella Ue, sia diffuso dopo le elezioni «per non alterare Erdogan» spiega la fonte. Al solito, il rapporto non è molto lusinghiero. Ma l’idea è di arrivare già a dicembre aprendo capitoli di discussione ufficiali. Cominciando dai meno spinosi come l’unione economica, ma Ankara punta velocemente al riconoscimento del proprio Paese tra quelli «sicuri», un passo che la avvicinerebbe molto alla Ue. Prima di ciò, Merkel tenterà anche di incassare qualcosa.
Il fronte africano
La cancelliera affronta un momento disastroso, nel suo Paese, causa emergenza profughi. Ma la sua idea è molto chiara: è impossibile, anche dal punto di vista del diritto internazionale, fissare un limite ai profughi. Quello che si può fare, è gestire meglio le frontiere esterne e confrontarsi coi Paesi di origine. Merkel chiederà a Erdogan qualche intervento vistoso contro gli scafisti e in prospettiva punta a un accordo perché anche Ankara introduca qualche forma di registrazione dei rifugiati. Soldi gliene ha già fatti avere dalla Ue. Ma al vertice europeo di metà novembre a Malta con i Paesi africani, Merkel si porterà appresso tutti i pesi massimi della cancelleria: sintomo della volontà di ottenere risultati concreti. L’idea è che se alcuni Paesi africani non accettano di siglare accordi di riammissione dei migranti, la Ue metta in discussione le politiche per lo sviluppo.