sabato 31 ottobre 2015

Corriere 31.10,15
Il destino di Angela
Gli alleati l’hanno stretta nell’angolo: ha un piano? Merkel rischia la leadership
di Danilo Taino


BERLINO Di tanto in tanto capita che Angela Merkel si presenti al mondo con il sorriso di una bambina contenta. È successo anche durante il viaggio in Cina dei giorni scorsi, quando ha fatto sapere che Pechino invierà due panda giganti allo zoo di Berlino. È questo che molti tedeschi vorrebbero sempre dalla cancelliera: una tranquilla diplomazia del panda. Invece, da un paio di mesi si trovano una leader che li agita, che apre le porte ai profughi e ricorda che la Germania non può starsene, come se fosse una Svizzera, ai margini della politica internazionale, anzi deve sapere sporcarsi le mani.
Quando, lo scorso 4 settembre, per la prima volta ha pronunciato la frase che poi è diventata il suo mantra — Wir können das schaffen , Possiamo farcela — Frau Merkel ha inaugurato una nuova fase per la Germania e per l’Europa: garantire asilo a tutti coloro che fuggono dalle guerre è un dovere morale, ma che un capo di governo lo dicesse in modo così esplicito non era mai successo. In quel momento, la cancelliera ha disegnato davanti a sé due strade: quella del trionfo, se riuscirà a gestire e integrare l’enorme flusso, e quella del fallimento.
Oggi, due mesi dopo, la gran parte degli osservatori scommette sulla seconda: le pressioni interne e quelle esterne sono diventate formidabili e fanno dire che forse non ce la farà. Non è detto che finisca così: lei dice di avere un piano, in parte lo sta attuando. Ma è un piano da acrobata. Al momento, di certo c’è che il destino di Angela Merkel è cambiato quel 4 settembre: e con esso le prospettive della Germania e dell’Europa.
Durante il weekend, la cancelliera incontrerà i partner di governo, cioè la sua Cdu, la Csu di Horst Seehofer, la Spd di Sigmar Gabriel. I colloqui di emergenza nascono dall’ultimatum lanciato da Seehofer, ministro presidente della Baviera, il Land di confine con l’Austria in cui stanno arrivando migliaia di profughi al giorno. La minaccia del leader conservatore è di ricorrere alla corte costituzionale chiedendo di potere imporre lui misure straordinarie di controllo alle frontiere in quanto il governo di Berlino non avrebbe difeso i confini. In alternativa, circola l’ipotesi (finora smentita) che la Csu ritiri i suoi tre ministri dal governo di Grosse Koalition. In ambedue i casi, gravi crisi istituzionali e di governo e anche una rottura politica tra gli alleati storici Cdu e Csu.
Un compromesso sembra possibile. Nessuno vuole davvero rompere nel pieno dell’emergenza e, in genere, in Germania chi crea instabilità viene punito dagli elettori. In qualche modo, la signora Merkel dovrà però trovare un punto di accordo. In parte per aiutare la Baviera che è in una situazione molto difficile: lo potrà fare mandando aiuti e magari denaro. Ma dovrà anche dare l’idea di fare qualcosa per rallentare il flusso di rifugiati: l’opinione pubblica dà segni di nervosismo; il problema è che i partner socialdemocratici della Spd sono contrari a creare zone speciali. Un compromesso almeno momentaneo probabilmente si troverà. Il piano Merkel, se c’è, sarà però bene che dia risultati organizzativi in fretta. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, un peso massimo della Cdu, appoggia l’apertura della cancelliera: «Abbiamo salvato un pezzo dell’onore dell’Europa — ha detto —. Abbiamo evitato il caos». Ma sottolinea che sul piano organizzativo la situazione è drammatica.
Sul versante internazionale tutto è ancora più complicato, per Frau Merkel. «Per risolvere l’emergenza — diceva due sere fa un diplomatico, a Berlino — la cancelliera sta andando a letto con i dittatori». Cioè chiede l’aiuto di Putin, che tre giorni fa ha ricevuto il vicecancelliere Gabriel; apre a una soluzione in Siria che non esclude la permanenza al potere di Assad; concede a Erdogan tutto ciò che finora aveva negato alla Turchia; chiede ai cinesi di far pressioni su Mosca affinché aiuti a risolvere la crisi siriana. Con l’obiettivo di rallentare il fiume dei profughi che arriva dal Medio Oriente. Secondo il diplomatico, non può fare altro. Questa politica estera dettata dall’emergenza e da una certa disperazione è però destinata a cambiare il quadro delle relazioni internazionali della Germania e dell’Europa, dove le critiche all’apertura di fine estate, inoltre, sono sempre più forti. E dove — bisogna dire — pochi leader stanno dando sostegno a Berlino.
Trionfo o fallimento. E un po’ di Panda-Diplomatie .