giovedì 29 ottobre 2015

La Stampa 29.10.15
Anche l’Iran ai negoziati su Assad
Cosa cambia Teheran è stata invitata al vertice di domani a Vienna?
di Maurizio Molinari


L’Iran sarà presente domani al tavolo dei negoziati di Vienna sulla crisi siriana, cambiando la dinamica della trattative. Teheran è il più importante alleato del regime di Assad e dunque il ministro degli Esteri Javad Zarif - affiancato da tre vice parlerà di fatto per conto di Damasco. È un passaggio voluto da Mosca ed accettato da Washington. Non a caso ieri è stato un colloquio fra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e Zarif a precedere la decisione iraniana di «accettare l’invito». Il Cremlino punta a una transizione con il coinvolgimento - a tempo - di Assad e l’Iran è l’interlocutore-chiave. La Casa Bianca si oppone alla permanenza di Assad al potere ma ritiene «utile la presenza di Teheran», come dice il vicesegretario di Stato Antony Blinken, perché «può facilitare la necessaria soluzione». Per il negoziato sulla Siria si tratta di un nuovo inizio. All’apertura dei lavori si troveranno faccia a faccia le due coalizioni esistenti: da un lato quella guidata dagli Usa – con turchi e sauditi nel ruolo di alleati-chiave – che persegue l’immediato rovesciamento del raiss e dall’altro quella capeggiata dalla Russia, con Iran e Iraq alleati-chiave, che difende i resti del regime. L’intento è trovare una formula condivisa sulla transizione, a cominciare dal ruolo di Assad, e Blinken assicura che «in comune tutti hanno la convinzione che non esiste una soluzione militare». È una dinamica che vede l’Italia in una posizione di possibile mediazione, sostenendo sul terreno la coalizione Usa ma al contempo anche l’idea di una transizione con tempi tali da coinvolgere il regime del Baath. La presenza del ministro Paolo Gentiloni, assieme agli inviati di Parigi, Londra e Berlino, assegna all’Europa la possibilità di esercitare un ruolo di cerniera fra le opposte posizioni, sostenute da Riad e Teheran rivali strategiche per l’egemonia regionale. Ma non è tutto: sullo sfondo c’è la scommessa di Obama che l’Iran, dopo l’intesa sul nucleare, diventi un «garante di stabilità» in Medio Oriente. Resta da vedere se Zarif, abile negoziatore sul nucleare, sarà in grado di trattare anche sulla Siria ovvero un tema che a Teheran è nelle salde mani di Qassem Soleimani, il capo della «Forza Al Qods» dei pasdaran, che guida le operazioni e risponde ad Ali Khamenei.