La Stampa 29.10.15
Renzi chiama Roma “Con Marino chiudiamola qui”
Il premier deciso sul sindaco
Poi il messaggio ai suoi “La stabilità parla agli italiani non alla minoranza dem”
di Fabio Martini
Con l’adrenalina che si porta dentro, alle 6 del mattino Matteo Renzi ha lasciato la sua camera nel monumentale hotel Nacional, e si è messo a correre: fuori era ancora buio pesto e il premier, con la scritta Italia sulla maglietta, ha fatto jogging per una decina di chilometri sul lungomare, il celebre Malecòn, e poi per i vicoli del centro storico dell’Avana: è iniziata così la giornata dell’ex boy scout in uno degli ultimi avamposti del comunismo internazionale. Certo, mai un capo di governo italiano era venuto qui nei 57 anni di regime castrista ma è pur vero che Cuba, dopo il doppio disgelo Obama-Francesco, in qualche modo è tornata di “moda” e dunque praticabile e interessante per un leader occidentale. E infatti Renzi ha voluto segnare la giornata all’insegna dei sentimenti forti: dal saluto alla Camera di Commercio fino all’incontro con Raùl Castro, il presidente del Consiglio ha irrorato i suoi discorsi di espressioni calde. Ha parlato di «feeling naturale» tra Italia e Cuba, di «sentimento particolare», ha sostenuto di essere pervaso da una «emozione personale» perché si sta «scrivendo una pagina storica».
Un afflato sospinto da due ragioni. Cuba è un’icona pop per tanti giovani e meno giovani, è e resta un luogo sentimentale per tanti italiani di sinistra e dunque mostrarsi amico dell’isola comunista può sempre avere un ritorno “immateriale”. Tanto è vero che proprio a Cuba, per la prima volta nel suo viaggio in Sudamerica, ha accettato di rispondere alle domande dei giornalisti.
Dall’Italia rimbalzava una volta ancora la vicenda Roma, con la tenace resistenza del sindaco dimissionario e a chi gli ha chiesto della volontà di Marino di incontrare Renzi, lui ha risposto sorridendo: «Incontrare chi? Orfini?». E poi: «Della questione si occupa Orfini, che ha il mio totale sostegno». Sulle voci di un possibile, nuovo accordo per confermare Marino fino alla fine del Giubileo, Renzi non dice nulla. Ma il senso della sue parole pubbliche (ma anche di quelle private con Roma) è inequivocabile: il caso è definitivamente chiuso, Marino a questo punto deve dimettersi, non ho alcuna intenzione di incontrarlo. Una battuta sulla legge di stabilita: «Deve parlare alla maggioranza degli italiani e non alla minoranza del Pd». Per martedì prevista la stretta finale con la minoranza del suo partito.
Ieri sera Renzi ha concluso il suo viaggio sudamericano, che prima lo aveva portato in Cile, Perù e Colombia. E lo ha concluso a Cuba, spronando gli imprenditori italiani al seguito ad investire. Invito fatto anche per effetto di un paradosso che Renzi non ha potuto evidenziare e che è una piccola nemesi storica. E’ vero che dopo decenni di ostracismo, gli americani hanno contribuito a riaccendere i riflettori del mondo su Cuba, ma ora rischiano di arrivare tardi. Racconta Alessandro Senatore, dell’Istituto Italia-Cuba e che da 20 anni apre la strada agli italiani interessati a fare affari qui: «L’importantissimo disgelo annunciato da Obama non ha ancora comportato la fine delle sanzioni, che deve essere formalizzata dal Congresso. Gli americani fisicamente sono tornati ma sono paralizzati: possono firmare solo pre-contratti e dunque per tutti gli altri si è aperta una finestra. E qui c’è un nuovo fervore: con la graduale apertura di Raùl all’iniziativa privata ci sono seicentomila “partite Iva”, ma soprattutto c’è la possibilità che Cuba si trasformi nell’hub per tutti i Caraibi. Grazie al raddoppio del canale di Panama e alla realizzazione delle zone franche: due opportunità che possono trasformare Cuba nel ponte tra America Latina ed Europa, tra Pacifico ed Atlantico». Matteo Renzi, per adrenalina o per intuito, è il secondo leader occidentale a sbarcare a Cuba dopo lo storico disgelo attuato dagli Stati Uniti e promosso da papa Francesco. Sei mesi fa venne qui il presidente francese Francois Hollande assieme ad una delegazione di imprenditori e in quella occasione incontrò anche Fidel Castro. Anche gli italiani nei giorni scorsi avevano sondato per un possibile incontro, ma senza insistere: lo status di capo di governo e non di Stato ha contribuito a far cadere la proposta.