giovedì 29 ottobre 2015

il manifesto 29.10.15
Anche Barca molla il sindaco: ci ha traditi. Rivolta nei circoli
Il presidente tenta l'ultima mediazione. Renzi: totale sostegno a Orfini
di Daniela Preziosi


Quando nel tardo pomeriggio Ignazio Marino raggiunge casa del vicesindaco Li Causi per incontrare Matteo Orfini, per la prima volta dall’inizio della ’crisi’ capitale, la tensione nel Pd ha ormai raggiunto livelli di guardia. Quella di ieri è stata un’altra giornata sulle montagne russe per il partito democratico capitolino. Il tentativo di tenere compatto il gruppo consiliare, in attesa delle decisioni del sindaco Marino, si sgretola un’ora dopo l’altra. I diciannove eletti dem del Campidoglio, che pure a parole hanno assicurato al commissario Orfini che si atterranno alle direttive del partito, all’esterno mandano chiarissimi segnali di sbando, che puntualmente finiscono su tutti i giornali. Dalle colonne del Fatto l’ex ministro Fabrizio Barca scarica Marino senza appello: «Troppi errori, ormai non era più difendibile», ammette, «chi si era battuto al suo fianco si sente tradito più degli altri», e soprattutto se la prende con «persone che si appoggiano proditoriamente a Marino, e magari nemmeno lo sostenevano prima. Gli stessi che attaccano Orfini».
È il colpo di grazia sul rapporto fra Marino e il suo ex partito. Perché Barca non è un dirigente qualsiasi: stimato dalla ’base’, è l’autore del famoso ’rapporto’ sul Pd «dannoso, cattivo, pericoloso» sul quale Orfini ha costruito il rilancio di Marino dopo il gelo con Renzi e dopo che le inchieste di Mafia Capitale avevano raggiunto anche la sua giunta. A stretto giro infatti Orfini gli risponde su Facebook: «Fabrizio, il processo di rinnovamento e ricostruzione del Pd romano non si fermerà per mano di strumentali opportunisti», «continueremo a cambiare il Pd Roma». Dove in quegli ’strumentali opportunisti’ sono, riuniti in un sol fascio, tutti quelli che si ’attardardano’ nella difesa di Marino. È un avviso: la ’fedelissima’ del sindaco Alessandra Cattoi ha appena spiegato che, essendo andati a vuoto tutti i tentativi di dialogo fra Marino e il Pd, «non essendoci altre vie di confronto aperte, l’unica che rimane è quella istituzionale di ritirare le dimissioni». Potrebbe essere un bluff. In ogni caso è un nuovo segnale di guerra. Del resto le ripetute richieste di incontro con Renzi da parte del sindaco sono cadute nel vuoto. Il premier-segretario vuole che sia il commissario romano a risolvere il pasticcio. Lui, il sindaco, l’aveva licenziato da giugno a mezzo stampa e tv. Ma da L’Avana in tarda serata Renzi dà un segnale: «La posizione del Pd è autorevolmente espressa da Orfini a cui va il mio totale sostegno», dice.
Intanto nei circoli scoppia il caos, stavolta anche contro Barca, fin qui considerato super partes e non intruppato nelle correnti. «Barca pare prendere una un grave abbaglio», replica Federico Spanicciati, segretario del circolo Donna Olimpia, epicentro del malumore contro il commissario Orfini, «Forse sarebbe il caso che valutasse meglio la situazione prima di uscirsene con esternazioni scomposte in momenti tanto delicati». Fabio Salamida, segretario dello storico circolo dell’Alberone: «Mi auguro che Barca non ceda a facili semplificazioni considerando ogni azione dei circoli funzionale alla restaurazione». Non sono voci isolate. Ormai il disorientamento dilaga nel Pd, dalle periferie della Capitale fino al Campidoglio.
È in questo clima che matura l’incontro fra Orfini e Marino, alle sei del pomeriggio nella casa del vicesindaco Marco Causi. Il commissario del Pd di Roma si fa accompagnare dall’assessore dimissionario Stefano Esposito, che la mattina non ha partecipato allagiunta in polemica persino con la sua convocazione. C’è anche l’assessore alla legalità Sabella. Con Marino invece c’è la fedelissima Cattoi e Roberto Tricarico, consigliere fidato ed ex ’capo’ di Esposito quando il primo era assessore a Torino. Il commissario tenta l’ultimamediazione per evitare la conta in giunta: se Marino non ritirasse le sue dimissioni i consiglieri Pd sarebbero costretti alle dimissioni in massa oppure a presentare una mozione di sfiducia. In entrambi i casi, per cacciare Marino, dovrebbero chiedere una mano alla destra. Quella destra i cui esponente il 5 novembre si presenteranno alla sbarra alla prima udienza di Mafia Capitale. Sarebbe per il Pd uno smacco incancellabile.