Corriere 29.10.15
Da Renzi nessuno spiraglio al sindaco. E sulla Stabilità altolà ai dissidenti
Il premier: «Martedì chiarimento con la sinistra». L’invito agli italiani: investite a Cuba
di Marco Galluzzo
L’AVANA Nei saloni carichi di storia dell’hotel Nacional a Matteo Renzi viene innanzitutto da sorridere. «Ma veramente volete che parli di Marino qui a Cuba?». Le foto degli ospiti illustri punteggiano le pareti dell’albergo cubano dove Renzi saluta gli imprenditori italiani e locali che partecipano al business forum: «Cuba può crescere ancora e rivolgo un invito forte ad investire perché il governo di Castro si è dato obiettivi storici».
Negli stessi istanti è in corso un incontro a Roma fra il sindaco e la dirigenza del Pd guidata da Matteo Orfini, e quello che fa capire il premier è che per lui la questione della Capitale non potrebbe essere più distante, non solo geograficamente.
In Italia Renzi ha già inviato una risposta sulla vicenda: non ha alcuna voglia di incontrare il sindaco, chi ha avanzato l’ipotesi non sa di cosa parla, almeno prima della formalizzazione delle dimissioni il cui termine scade lunedì. Del resto non spetta a lui studiare formule che possano incoraggiare il primo cittadino della Capitale a fare un passo indietro definitivo, magari più onorevole di quello che sin qui gli è stato chiesto. La distanza di Renzi, insieme al sorriso, è tutta nelle parole che scandisce: «La posizione del Pd è autorevolmente espressa da Orfini a cui va il mio più totale sostegno». Né una parola in più né una parola in meno. Almeno direttamente. E visto che Orfini da giorni lavora per arrivare alla conferma delle dimissioni senza se e senza ma, soprattutto senza alcun mandato a concedere qualcosa ad Ignazio Marino che non sia un’uscita di scena immediata, il messaggio è molto chiaro. La ricostruzione italiana di alcune agenzie di stampa del resto viene confermata dallo staff del presidente del Consiglio, insomma «il caso è chiuso», almeno per il premier.
In definitiva, per il capo del governo va scritta al più presto la parola fine sulla vicenda Marino, anche perché l’incertezza è uno spettacolo a dir poco spiacevole, che rischia di compromettere ogni possibilità di rimonta del Pd romano alle prossime elezioni. La fase di «ricostruzione» avrebbe dovuto essere a questo punto già iniziata, una fase che vede il Giubileo ormai alle porte e le elezioni amministrative nella prossima primavera. Del resto se Marino continuasse a resistere, dicono a Roma i renziani, «sarebbe il Pd a presentare la mozione di sfiducia contro di lui. Se poi gli altri gruppi vorranno votarla, decideranno loro. Ma anche Sel al dunque non si tirerà indietro e voterà contro Marino».
Intanto Renzi lascia il Nacional per andare ad incontrare Raul Castro, cinque mesi dopo la visita del leader cubano a Roma. Mentre è in atto lo storico disgelo con gli Usa: «Ci sono momenti in cui la storia fa gli straordinari e l’Italia ci vuole essere. Questa missione ha tanti significati: i più idealisti ci vedono un valore politico; gli imprenditori, più concreti, discutono su come Italia e Cuba possano lavorare di più insieme». Un ultimo messaggio in chiave interna è invece diretto alla minoranza del Pd: martedì «riunione franca» sulla legge di Stabilità. «Non è possibile continuare a mettere più soldi e avere un costante coro di polemiche. La legge di Stabilità deve parlare alla maggioranza degli italiani e non alla minoranza del Pd».