giovedì 29 ottobre 2015

La Stampa 29.10.15
Mineo lascia il Pd: “Deriva plebiscitaria”. D’Attorre: “In atto mutazione genetica”
Il senatore approda al gruppo misto e “chiama” Civati e Fassina
di Francesco Maesano


Nel tramestio di palazzo Madama che si prepara alla sessione di bilancio, il senatore Corradino Mineo ha deciso che col Pd può bastare. Lascia il gruppo e si iscrive al misto dopo una riunione con i colleghi per discutere l’organizzazione dei lavori sulla finanziaria.
Lui, che alla politica è arrivato dal giornalismo Rai, la spiega così: «Ho provato fino all’ultimo a restare nel Pd ma non è stato possibile. Dopo due ore e mezzo di dibattito, ridurre il dissenso a una questione disciplinare è buffo e grottesco. Mi è stato contestato un tweet sulla scuola o il fatto che il Movimento 5 Stelle abbia applaudito un mio intervento». Gli altri, i colleghi senatori, la raccontano diversamente. Tutto sarebbe partito dal capogruppo Zanda, che avrebbe mosso a Mineo il seguente appunto: «Io te lo devo dire Corradino, comunicare il proprio dissenso alla presidenza del gruppo prima che in aula o ai giornali è una questione di stile. Come lo sarebbe evitare di utilizzare argomentazioni insultanti per i compagni nel farlo». E li, raccontano i parlamentari «apriti cielo».
Lui, che non rinnega le tante posizioni in contrasto con la linea del partito, si prepara a un giro dell’Italia rossa: «Con i vari compagni proverò a vedere se ci sono le forze necessarie per opporsi alla deriva plebiscitaria imposta dal presidente del Consiglio e per costituire un grande gruppo politico di sinistra. Mi rivolgo a Possibile di Civati come a Sel e a Fassina: ci vuole un lavoro di ricucitura unitaria e generosa. Incontro molte persone che mi chiedono di tenere duro per contrastare la svolta a destra del presidente-segretario». In quel campo il fermento dell’ultimo anno si sta addensando in strutture parlamentari in via di definizione. «Hic manebimus optime. Beh, non proprio optime», sibilava ieri Cuperlo, mentre Fassina, che è già fuori, lavora alla costituzione di gruppi parlamentari. Se al Senato permangono le posizioni critiche di Tocci, Tronti e Casson alla Camera ci sarebbero altri nomi pronti a lasciare durante la sessione di bilancio Galli, Dolino, Monaco e D’Attorre. Quest’ultimo ieri ha smentito l’esodo di massa ma ha avvertito: «Non credo che ci sarà l’ora X della scissione del Pd con uscite in blocco, ma se il Pd conferma questa rotta di governo e la sua mutazione genetica, il processo di distacco di parlamentari e militanti è destinato a intensificarsi nelle prossime settimane e mesi».