giovedì 29 ottobre 2015

Repubblica 29.10.15
Mineo lascia il Pd “Ora sinistra unita e Renzi ballerà”
“Zanda ha riunito il gruppo contro di me. La minoranza lancia i sassi e ritira la mano”
“Non ho detto ‘serva del potere’ alla Finocchiaro, le ho parlato del servilismo di Pilato”
intervista di Tommaso Ciriaco


«Vuole la verità? Andarsene era inevitabile. Io sono per il confronto leale, aperto, franco. La minoranza del Pd ha scelto la linea di lavorare ai fianchi Renzi. Legittimo, ma non è la mia. Se dissento da qualcuno, in questo caso una persona molto valida come Matteo, glielo dico in faccia. Non è che considero la riforma costituzionale un rischio per la democrazia e poi avallo soluzioni ridicole... ». È come se Corradino Mineo si sentisse liberato. Da Renzi, dal Pd e pure dalla sinistra del partito. Continuerà a combattere il premier dal nuovo scranno nel gruppo Misto.
Alla fine è andato via. Perché?
«Nei mesi scorsi ho votato molte volte in dissenso, dal Jobs act alla scuola fino alle riforme. Segno di un disagio mio, ma anche del gruppo verso di me. Come le spiegavo, la minoranza vuole colpire Renzi tirando il sasso e ritirando la mano. Tutto questo riduce la mia agibilità politica. Poi è arrivato l’incidente di martedì».
La riunione del gruppo del Senato, intende?
«Sì. Zanda mi imputa di non essere andato nella sua stanza per comunicargli l’intenzione di non votare il ddl Boschi. Peccato che l’avevo detto in tv, durante le riunioni e perfino scritto pubblicamente. Niente, mancava il bacio della pantofola. E allora il capogruppo convoca una riunione, tutta su di me. “Domine, non sum dignus”. Non credevo ai miei occhi».
Pensa che cercassero solo la scusa?
«Certamente. Per questo vado via. È un gesto solitario, perché non faccio correnti. Consideri che io dialogo più con i renziani che con Gotor e Chiti. Ora comunque tolgo il disturbo, ma continuerò a dare battaglia con chi sta fuori dal gruppo e tra la gente. Anche perché, glielo giuro, ovunque nel Paese incontro un numero enorme di persone che mi dice “fai bene, non mollare”. Non sarà consenso politico, altrimenti ci sarebbe già un altro soggetto. Lo chiamerei consenso morale, verso chi si oppone alla deriva plebiscitaria e personalistica in atto».
Sempre a Renzi, dunque?
«Sa qual è il dramma della riunione di ieri? Discutevano come se Renzi non esistesse. La verità è che è Matteo che organizza risse da pollaio e si scaglia mediaticamente contro le minoranze! Nel partito ci possono stare dentro Verdini e Tocci, per lui conta solo che nessuno tocchi la narrazione renziana. Io però sono giornalista e una narrazione alternativa la facevo. E questo per Renzi era intollerabile».
Andrà con Civati o con Fassina e Vendola?
«Serve uno spirito unitario, generoso. Occorre una battaglia culturale ».
Insisto: con chi andrà?
«Sono nel Misto. Credo che la cosa giusta sia un patto di consultazione tra le diverse forze. Possiamo dare battaglia a partire dalla Finanziaria. Se ci uniamo, il Pd balla. Se invece seguiamo lo schema di Renzi e ognuno resta da solo, allora stravince Matteo».
Ultima curiosità: ha detto alla Finocchiaro serva del potere?
«No. Ho detto, correggendola, che Pilato non era stato neutrale davanti alla condanna di Gesù perché il suo padrone, l’imperatore, era dalla parte del Sinedrio. E dunque quel lavarsi le mani era stato un atto di servile ipocrisia».