lunedì 26 ottobre 2015

La Stampa 26.10.15
La piazza spontanea di Marino adesso imbarazza il Pd
di Fabio Martini


Arrivano in piazza del Campidoglio in piccoli gruppetti, marito e moglie, tre amiche, due compagni di sezione del Pd e si vede lontano un miglio che non c’è nulla di organizzato nella manifestazione dei tifosi di Ignazio Marino: non c’è un amplificatore degno di questo nome e neppure un palco o qualcosa che gli somigli. Ogni tanto un gruppetto si mette a cantare “Bella ciao”, un altro drappello per conto suo invoca “Igna-zio, Igna-zio”. Una piazza di gente “normale”, gente arrivata con le proprie gambe, conquistata dal “marziano” Marino. Per un’ora va avanti così, senza una regia e alla fine la strana, spontanea piazza si riunifica quando appare l’“eroe” di giornata: il sindaco dimissionario. Si alza il boato rituale e lui, in maglioncino blu, molto emozionato, prende in mano l’unico microfono in circolazione e, pur limitandosi a poche battute, scandisce le frasi da titolo: «Ci siamo fatti dei nemici e ora che la città può ripartire, qualcuno vorrebbe fermare questo processo», ma noi - dice il sindaco citando Che Guevara - «siamo realisti e vogliamo l’impossibile: questa piazza mi dà la determinazione, voi mi chiedete di ripensarci e io non vi deluderò!».
Come dire, pur senza dirlo chiaramente: fino all’ultimo verificherò se ci sono i margini per restare, potrei ritirare le dimissioni e verificare se l’aula del Consiglio mi darà la sfiducia. E dunque - se proprio Renzi mi vorrà affondare - a quel punto sarà chiaro a tutti chi è l’“assassino”. Un messaggio a futura memoria. Certo, privatamente Ignazio Marino ammette che i margini per restare si sono ristretti molto, pensa che a questo punto la cosa più fisiologica, per lui e per Roma, sarebbe che Renzi gli concedesse di uscire a testa alta. Ma dopo la scarica di adrenalina di ieri mattina, il sindaco pur oscillando tra suggestioni opposte, a sera confida il suo vero stato d’animo: «Francamente a questo punto, dopo il chiarimento sulla vicenda degli scontrini, perché dovrei lasciare? Perché? Non riesco a trovare una risposta».
Domande che quasi certamente non troveranno una risposta. Per Matteo Renzi il caso Roma è chiuso e per ora non ha alcuna intenzione di riaprirlo, a quanto pare neppure per concedere a Marino di uscire a testa alta. Dunque, la parabola del “marziano” sembra avvicinarsi all’ ultimo passaggio, seppur con un finale tutto da scrivere, che potrebbe essere cruento per tutti. Ma l’originalissima piazza che ieri ha acclamato Marino è la vera “notizia” di giornata, una piazza può far paura al Pd. Una piazza diversa da tutte quelle che si sono viste in Italia in questi ultimi anni.
Anzitutto la mobilitazione: quasi unicamente per effetto di un tam-tam sulla rete. Dunque i quasi duemila accorsi, sono arrivati tutti per scelta individuale, senza pullman o “cammellamenti”. Tutta gente “normale”, mentre erano pochissimi i quadri del Pd, forse influenzati dal diktat fatto trapelare dal partito romano: chi sta con Marino, non ha futuro. Ma in piazza sono comparse anche quattro bandiere del Pd, che Marino si è affrettato a «salutare». Spontaneismo anche nei cartelli: scritti a mano col pennarellone, su pezzi di carta, su cartone grezzo, sono ironici, mai aggressivi: «Siamo tutti marziani», «Matteo stai sereno», «Marino ripensaci»
Neanche una scritta contro Renzi, anche se quasi tutti i manifestanti intimamente lo detestano. Stessa storia per gli slogan, improvvisati e per questo più veraci. Ad un certo punto si alza, forte un «Mar-zia-no, mar-zia-no!», che trova entusiasta un signore cinquantenne che si è presentato in piazza travestito da Et, con due antennine di plastica incollate con lo scotch. E anche l’anagrafe dei partecipanti è indicativa: in piazza ci sono quasi soltanto 40-65enni, in rappresentanza di quella generazione nata tra il 1950 e il 1975 che rappresenta da decenni la spina dorsale dell’elettorato del Pci, poi Pds-Ds e ora Pd.
Una piazza “normale”, non di pancia, non aggressiva, una piazza “per” e non “contro”, ma emotivamente molto schierata, pronta a segure il suo “marziano”. Un brutto segnale per il Pd, che infatti si è chiuso a riccio: nessun esponente nazionale del suo partito ha commentato la manifestazione degli autoconvocati. In assenza di Matteo Renzi, in Sudamerica, nessuno esce allo scoperto. In attesa che dal leader arrivi la “linea”. Ma ieri sera, le voci di dentro dei due fronti erano concordi: non sarà facile uscirne senza farsi male. Tutti.