La Stampa 25.10.15
L’ex presidente Kwasniewski: fomentano solo paure
Social democratico È stato presidente polacco dal 1995 al 2005
“Il loro modello adesso è Orban Un rischio per la democrazia”intervista di Monica Perosino
Aleksander Kwasniewski è stato l’unico presidente nella storia polacca a essere rieletto per due mandati consecutivi. Vinse nel 1995, contro l’uomo simbolo di Solidarnosc, Lech Walesa, e fu rieletto 5 anni dopo, nel 2000. Oltre ad aver partecipato ai famosi negoziati che hanno portato la Polonia alla transizione pacifica dal comunismo alla democrazia, è stato co-fondatore e presidente del Partito socialdemocratico polacco e uno dei più influenti politici europei degli ultimi anni.
Presidente Kwasniewski, che Paese va al voto oggi?
«La Polonia ha vissuto 25 anni di transizione. Per tutto questo tempo ha visto gli stessi politici, gli stessi partiti, ha sentito le stesse promesse. Dopo 8 anni al potere anche Piattaforma Civica, il partito di governo, è stanco, meno efficiente. E sono stanchi gli elettori. Forse è arrivato il momento di cambiare. Il problema è in che direzione».
Se vincesse il PiS che scenari potrebbero aprirsi?
«La peggiore delle ipotesi è che il PiS (Diritto e Giustizia) ottenga la maggioranza o che si allei con il movimento anti sistema di Pawel Kukiz, una sorta di Grillo polacco. E questa è un’eventualità inquietante. Avrebbe carta bianca per fare quello che vuole. Mentre se non riuscisse ad avere la maggioranza non sarebbe una buona cosa per la nostra stabilità politica, ma per la democrazia sì».
Perché?
«Giudichi lei: un partito che dice di ispirarsi alle politiche di Orban, che ha fondato la sua campagna elettorale sulla chiusura dei confini, instillando la paura verso gli stranieri che “portano malattie”, verso la Russia che vorrebbe attaccarci, fomentando paranoie infondate sull’eventualità che l’Europa voglia solo imporre valori lontani da quelli polacchi… ».
È vero che gran parte della Chiesa polacca sostiene la destra?
«Sì, dimenticando che la Polonia è uno Stato laico e che il processo di secolarizzazione sta andando molto veloce. Da una vittoria della destra ne uscirebbe un’asse con la Chiesa che creerà tensioni sociali interne molto profonde».
Anche l’Europa è un nemico?
«La priorità del PiS sono i rapporti con gli Stati Uniti e la sicurezza nazionale, mentre quelle di Piattaforma Civica erano l’Europa e la collaborazione interregionale, anche con la Russia, con la quale i rapporti erano buoni. Ora le cose potrebbero cambiare. Lontani, dall’Europa, chiusi nel nazionalismo populista, un Paese che si arma fino ai denti per difendersi da un eventuale attacco da Est… Ma credete che a Putin interessi qualcosa della Polonia? E poi, l’Europa: eravamo sulla buona strada, vicini ad avere un ruolo di peso nella Ue. Ora la mia più grande paura è che PiS possa gettare la Polonia in un angolo, farla tornare indietro di 25 anni, facendo porcherie come fa l’Ukip in Gran Bretagna».
Il rischio astensione è molto alto, soprattutto tra i più giovani. Perché c’è così poca partecipazione politica?
«Quando ero presidente ho cercato di capirlo anch’io. Mi sono fatto aiutare da psicologi, sociologi… ed è venuto fuori che questo Paese è un paradosso: ci chiamano “Polonia Fenice” perché siamo sempre risorti dalle nostre ceneri, lottiamo da secoli per la libertà, per la democrazia. Ma da quando ce l’abbiamo, dal 1989, è come se la questione politica avesse perso interesse. Ed essendo una nazione individualista - d’altronde siamo cattolici - anche non votare è un principio di libertà».