domenica 25 ottobre 2015

La Stampa 25.10.15
Due anni al dottor morte francese
“Ho agito da medico, non ho colpe”
di Paolo Levi


Alcuni lo considerano nientemeno che un «serial killer». Altri soltanto un medico «compassionevole» la cui unica preoccupazione era interrompere la sofferenza dei pazienti. In Francia il caso di Nicolas Bonnemaison - accusato di aver «avvelenato» tra il 2010 e il 2011 cinque donne e due uomini, tutti anziani e in fase terminale, somministrando loro potenti farmaci e sedativi - ha diviso gli spiriti tra favorevoli e contrari alle pratiche illegali dell’eutanasia.
Ieri, dopo due settimane di processo, è arrivata la condanna. Nella sentenza d’appello i giudici di Angers hanno stabilito che il medico dovrà scontare due anni di carcere con la condizionale per il decesso di una sola delle sue pazienti, Françoise Iramuno, la cui famiglia si era costituita parte civile. Colui che alcuni bollano come «Dottor Morte» è stato invece prosciolto per il decesso degli altri sei pazienti per cui era alla sbarra. Motivo? Solo nel caso di Madame Iramuno ci sarebbe la prova di un’azione «intenzionale» con dosi di sedativo che l’hanno condotta in modo «particolarmente rapido» verso la morte. L’imputato ha ascoltato il verdetto a testa bassa, impassibile, poi si è stretto ai famigliari e alla moglie in lacrime. Poco prima, lo specialista di 54 anni radiato dall’ordine e «colpito nell’onore» era tornato a dire di aver «agito da medico» e di non vergognarsi «per ciò che ho fatto».
L’accusa chiedeva 5 anni
Rispetto alle richieste dell’accusa, che invocava una pena a cinque anni, la condanna risulta minima anche se rappresenta comunque un capovolgimento rispetto al primo grado. Nel precedente processo a Pau, nel 2014, Bonnemaison venne completamente assolto. All’epoca i giudici sottolinearono la «buona fede» e lo spirito «compassionevole» del suo gesto suscitando le ire di chi invece lo considerava un assassino che meritava l’ergastolo. Ieri però i suoi legali si sono mostrati comunque soddisfatti: «Siamo prosciolti in sei casi su sette: è una vittoria a punti», ha esultato l’avvocato Benoit Ducos-Ader, secondo cui nonostante la condanna il suo assistito è comunque «sollevato». «Per lui - ha detto - è la fine di un calvario giudiziario».
E anche in quest’ottica il ricorso in cassazione appare piuttosto improbabile. Per anni lo specialista dell’ospedale di Bayonne si è difeso dicendo che se ha deciso da solo, senza consultare famiglie e pazienti, di accelerare la morte dei suoi assistiti, era solo per «risparmiare loro sofferenze estreme e rispettarne la dignità».
Con la condanna di ieri il tribunale di Angers ha invece voluto «dare l’esempio», ricordando che quelle attuate da Bonnemaison sono pratiche «completamente illegali» che non si devono ripetere. Mentre i deputati dell’Assemblée Nationale si apprestano a dibattere proprio in questi giorni di una nuova legge sul fine vita.