martedì 20 ottobre 2015

La Stampa 20.10.15
Cirinnà
Ma la maggioranza ampia e trasversale ci sarà in ogni caso
Verdiniani e M5S voteranno sì. Una parte dei berlusconiani tentati
di Amedeo La Mattina


Il testo Cirinnà sulle unioni civili potrebbe essere modificato nell’aula al Senato, soprattutto nella parte che riguarda l’adozione. In questa direzione non spingono solo Alleanza popolare di Alfano e l’opposizione di centrodestra: anche dentro il Pd si muove qualcosa. Ma qualunque sarà la formulazione finale della legge, è certo che si formerà una vasta e trasversale maggioranza grazie al voto segreto e la libertà di coscienza. Una percentuale che si attesterà tra il 60 e il 70% dei senatori, confermando quanto era stato calcolato da PolicyBrain sulla base dei comportamenti storici in commissione o in aula di 16 personaggi chiave. La Stampa a luglio aveva riportato questa previsione che trova riscontro nell’attuale dinamica dentro i gruppi di Palazzo Madama.
I 113 senatori del Pd sono tutti a favore del riconoscimento dei diritti delle copie omosessuali. Una trentina di loro vorrebbero però sostituire l’adozione con una forma di affido. Ma al momento del voto non dovrebbe mancare il loro sì. Così come voteranno sì Verdini e i suoi senatori: 12 su 13 perché D’Anna ha già detto che non voterà norme che «sovvertono l’ordine naturale». I 5 Stelle (36 senatori) sono liberi di votare come vogliono. L’altro giorno all’incontro di Imola Roberto Casaleggio ha spiegato che non bisogna farsi strumentalizzare dal Pd nel braccio di ferro con i centristi di Alfano: dunque libertà di coscienza, ha detto il guru pentastellato, ma i senatori sono tutti a favore del ddl Cirinnà. Anzi hanno accusato il Pd di avere ritardato l’approvazione per «i giochetti e le mediazioni dentro la maggioranza». L’unico senatore che aveva qualche dubbio, sempre sul punto dolente delle adozioni, era il cattolico Sergio Puglia. Sembra però che sia stato convinto. Anche il gruppo Per le Autonomie (Svp, Union Valdotaine)-Psi metterà i suoi 19 voti favorevoli sul piatto della bilancia. Così come una parte dei senatori Gal e degli stessi berlusconiani.
Paolo Romani porterà all’assemblea dei 43 senatori di Forza Italia un documento in cui viene ribadito che sono maturi i tempi per riconoscere i diritti alle coppie omosessuali, senza alcuna equiparazione con il matrimonio. E che quindi è impossibile ammettere alcuna forma né di adozione né di affido. Il documento è stato scritto in termini giuridici dall’ex sottosegretario Alfredo Mantovano, di provenienza An come Gasparri e Matteoli che sono tra gli acerrimi nemici della legge, insieme a Malan. Un documento che però difficilmente passerà in un gruppo dove la componente laica ed ex socialista è robusta. Lo stesso Romani ne fa parte, come il suo vice capogruppo Francesco Giro e una ventina di senatori azzurri. È la stessa componente che condivide le posizioni di Berlusconi e della sua compagna Francesca Pascale che si batte per i diritti degli omosessuali e ha fatto storcere il naso al partito quando ha organizzato l’incontro ad Arcore tra il Cavaliere e Luxuria e si è presentata al Gay Village di Roma. Su questa linea sono molte parlamentari azzurre, concentrate più che altro alla Camera, come Carfagna, Prestigiacomo e Brambilla.
Rimangono sulle barricate del no la Lega di Salvini e i Conservatori di Raffaele Fitto. E poi i senatori di Alleanza popolare tra i quali, comunque, ci sono gli oltranzisti come Quagliariello, Giovanardi, Sacconi, Formigoni, ma anche chi sarebbe disposto a votare gli emendamenti dei frondisti ma renziani Dem (Stefano Lepri e altri 30) che propongono l’affido al posto dell’adozione. Per i cattolici del Pd, Fioroni in testa, sarebbe la cosa più giusta.