martedì 20 ottobre 2015

La Stampa 20.10.15
Vincenzo Visco
“Il governo doveva ridurre l’evasione per tagliare il Fisco senza rischi”
L’ex ministro Visco: con Prodi e Ciampi abbiamo adottato misure dure ma c’era il pericolo del default
intervista di Stefano Lepri


La sinistra Pd, che ora critica Renzi per una manovra «di destra», in passato quando era al governo come Pds ha chiesto ai cittadini sacrifici assai pesanti.
Professor Vincenzo Visco, lei che è stato ministro delle Finanze dal 1996 al 2000, e del Tesoro dal 2000 al 2001, non vede una contraddizione?
«Le politiche che facemmo allora, con Prodi, con Ciampi, con Amato, servivano a salvare l’Italia. Se non le avessimo fatte saremmo andati in default. No, la contraddizione non c’è proprio».
Vediamo. Perché è sbagliata secondo lei la manovra 2016 di Renzi?
«Perché non è di rigore. E’ fatta a debito per finanziare misure volte al consenso. Se poi saliranno i tassi di interesse o rallenterà la crescita mondiale rischieremo il bagno di sangue».
Così dicono anche i tedeschi. Ma lei non critica l’austerità imposta dalla Germania ai Paesi deboli dell’area euro?
«Certamente. Biasimo innanzitutto la mancanza di una politica espansiva da parte della Germania, che è in surplus. Questo tuttavia non implica che l’Italia si comporti come se non fosse il Paese fragile, indebitato, che è».
E’ sicuro che tutta la sinistra Pd sia d’accordo? Ieri su questo giornale Marcello Sorgi scorgeva una tendenza a rinnegare le scelte di Prodi e di Ciampi condividendo le quali il Pds si era mostrato forza di governo. Non paiono più giuste le grandi privatizzazioni, forse perfino le liberalizzazioni dello stesso Bersani.
«Non mi pare proprio. Non abbiamo obiettato nulla alla parziale privatizzazione di Poste italiane. Il disegno di legge sulle liberalizzazioni lo abbiamo criticato perché conteneva palliativi».
Altro che meno deficit, dalla sinistra Pd vedo venire soprattutto richieste di mandare la gente in pensione più presto, di fare investimenti, di evitare tagli.
«Con gli investimenti si userebbero meglio i margini di bilancio che l’Italia può prendersi senza pericolo. Fanno più crescita gli investimenti, se ben scelti, che un taglio di tasse, per di più sulla casa. Ci sono studi economici che lo provano».
Lei però rivendica di averle anche ridotte molto, le tasse. Fu con la manovra 2001 del governo Amato 2, in cui reggeva il Tesoro.
«Sì, abbassammo le aliquote senza che calasse la pressione fiscale complessiva, perché ottenemmo un forte recupero di evasione. E nel 2000 la crescita era al 3,7%, come non si è mai più vista».
Perché non dovremmo ridurle anche ora, le tasse?
«Certo che si può, se si recupera evasione. Hanno avuto più successo del previsto le due misure che il governo Renzi ha adottato su suggerimento del centro studi di cui faccio parte, il Nens. Ne abbiamo proposte altre, come la registrazione elettronica immediata delle fatture Iva, che potrebbero dare un gettito enorme».
Insomma quale manovra vorrebbe?
«Primo, occorre smaltire il debito, e togliere dagli anni prossimi il vincolo delle clausole di salvaguardia, ovvero di aggravi fiscali automatici. Secondo, rilanciare gli investimenti. Terzo, ripeto, ridurre l’evasione in modo da abbassare le tasse senza rischi».
Anche sulla casa?
«Gli attuali tributi vanno razionalizzati. Per rilanciare l’edilizia sarebbe molto meglio abolire le imposte di registro, ipotecarie e catastali».
E i tagli di spesa? Molti nella sinistra Pd li osteggiano.
«Anche se attuassimo tutte le proposte dell’ex commissario Carlo Cottarelli, non ne verrebbe fuori una grande cifra. Si può risparmiare, sì, ma ci vuole tempo, attraverso riassetti istituzionali, pensi all’unificazione tra le forze di polizia. Una misura utilissima sarebbe far riscuotere i contributi Inps dall’Agenzia delle Entrate insieme con le tasse, come avviene in altri Paesi: si risparmierebbe sui costi dell’Inps e si ridurrebbe l’evasione».