sabato 17 ottobre 2015

La Stampa 17.10.15
“Le crisi alimentari portano a violenza e conflitti”
L’analisi di Richard Gowan, ex consulente Onu
di Francesco Semprini


«Le crisi alimentari portano violenza e conflitti, e questo genera fughe di massa, ovvero rifugiati, squilibri e rischi di implosione dei territori. E’ questo che vedremo se non si agisce secondo quanto indicato nella Carta di Milano». Il monito è di Richard Gowan, Fellow del European Council on Foreign Relations, luminare del Center on International Cooperation di New York University e già super-consulente delle Nazioni Unite.
Cosa deve fare il mondo affinché sia rispettato il diritto a essere nutriti?
«Ieri all’Expo è stato affrontato un tema di importanza strategica per il futuro dell’umanità, una sfida cruciale per la sostenibilità di un mondo con squilibri profondi».
Cosa intende?
«C’è un rischio enorme che la crescita della popolazione, il degrado delle terre e gli effetti dei cambiamenti climatici, rendano assai difficile nutrire il mondo intero nel prossimo mezzo secolo. Come si parla di sicurezza in termini di tutela della persona, occorre ragionare in termini di sicurezza alimentare globale».
Come agire quindi?
«Occorre agire proprio nelle direzioni che ho descritto, limitando gli impatti negativi prima e invertendo le tendenze subito dopo. Quindi concentrarsi sulla sfida dei cambiamenti climatici, rafforzare l’efficienza dei raccolti, potenziare l’agricoltura e incentivare la tutela e la diffusione del know-how agro-alimentare. Infine, ma non ultimo per importanza, limitare lo spreco di cibo, uno fattore che sempre di più pesa sui bilanci nutrizionali globali».
Ban ki-moon ha chiesto ai leader del Pianeta perché si spendano tanti soldi per le guerre e non si investe in cibo e agricoltura...
«Questo è tragicamente vero, accade sotto i nostri occhi ogni giorno. Vediamo i governi occidentali investire in operazioni militari contro la minaccia dello Stato islamico in Siria e in Iraq. Al contempo gli stessi governi non sono stati in grado di garantire alle Nazioni Unite fondi per sfamare tutti i rifugiati in Medio Oriente. E questo è un motivo che spinge i rifugiati a scappare dal Medio Oriente e andare in Europa. E’ un chiaro errore strategico non investire in un programma alimentare in grado di far fronte alle necessità di quelle persone».
Quindi basterebbe fermare gli armamenti?
«La Carta di Milano individua i passaggi che tutti gli Stati di rispettare per minimizzare gli sprechi di alimenti. Questo è un buon inizio, ovvero valorizzare ciò che già si ha. La risposta al problema della sicurezza alimentare ha una certa poliedricità. Ci sono dimensioni economiche, scientifiche ed umanitarie. bisogna garantire la creazione di un commercio alimentare internazionale libero ed equo, che la ricerca scientifica sia utilizzata per migliorare la produttività agricola nel rispetto dell’ambiente. E che l’Onu abbia le risorse sufficienti a garantire l’assistenza delle persone bisognose. Ma la priorità che è in cima all’agenda è combattere i cambiamenti climatici che minacciano di distruggere interi territori dediti all’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo».
In caso contrario?
«Le crisi alimentari portano violenza e conflitti, e questo spinge alle fughe di massa, ovvero rifugiati, come si vede oggi in Africa e Medio Oriente. Certo non possiamo ragionare su situazioni come quelle in Darfur o Siria parlando solo crisi alimentare, ma senza dubbio è un fattore. Ma se non affrontiamo il problema subito vedremo altre crisi umanitarie e ci troveremo a dove affrontare nuovi conflitti, rischiando una implosione del Pianeta».
Il ministro dell’Agricoltura Martina ha detto che la generazione di Expo diventi veramente la generazione fame zero…
«Temo sia una sfida molto difficile, ma è importante essere ambiziosi».