sabato 17 ottobre 2015

La Stampa 17.10.15
“Più soldi alle armi che allo sviluppo
Il mondo deve passare all’azione”
Da Milano la denuncia di Ban Ki-moon, all’Expo per celebrare i 70 anni della Fao
di Stefano Rizzato


I temi e le priorità – sconfiggere la miseria, azzerare la fame nel mondo, minimizzare gli sprechi – sono gli stessi che l’umanità si ripete da decenni. Ma ora qualcosa sembra essere cambiato. Alle prediche questa volta dovrebbero seguire i fatti. E il motivo è presto detto: puntare su un modello diverso conviene. A tutti. «Entro il 2050, la domanda globale di prodotti agricoli crescerà del 60 per cento. Si rende necessario aiutare i piccoli agricoltori, unire investimenti privati con forme di protezione sociale». A spiegarlo è il direttore generale della Fao, José Graziano Da Silva, presente ieri a Expo 2015 per la giornata mondiale dell’alimentazione.
Il giorno di Ban Ki-moon
Sono le parole che, insieme a tutta la giornata di ieri, riassumono meglio il senso profondo di Expo. E di mesi in cui si è insistito e ri-insistito sull’ideale di uno sviluppo sostenibile fino in fondo. Il messaggio è ormai chiaro. L’80 per cento dei poveri vive nelle aree rurali del pianeta: quelle chiamate a sfamare i nove miliardi che lo abiteranno di qui al 2050. E quindi è lì che serve concentrare le risorse e l’attenzione globale.
Tra i padiglioni quella di ieri è stata la giornata di Ban Ki-moon. Il segretario generale dell’Onu, alla sua prima visita, è venuto a ricevere la Carta di Milano: il documento - firmato da oltre un milione di persone - che indica gli impegni da prendere sulla rotta verso la sostenibilità. «Io chiedo ai leader del mondo - ha detto davanti al Presidente della Repubblica Mattarella e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan - come spiegano i tanti soldi che spendono per uccidere la gente, e i pochi che dedicano a sostenere l’agricoltura».
Accolto nell’entusiasmo generale di un’Expo ancora stracolma (sarà così fino al 31 ottobre), Ban Ki-moon non ha deluso chi si aspettava parole chiare e dirette. Con echi del discorso che qui fece Bono degli U2, nella sua visita a fianco di Matteo Renzi. «Pace e sviluppo sono meno finanziate di guerre e armi. Ma le cause profonde della povertà e della fame sono interconnesse. E noi abbiamo fatto una promessa: dobbiamo passare all’azione».
La sfida fame zero
La promessa evocata da Ban-Ki-moon è soprattutto quella degli obiettivi del Millennio, scaduti quest’anno con tanti successi e qualche delusione. Ora l’orizzonte si sposta al 2030, a un’agenda di 17 obiettivi fissati tre settimane fa. «Dev’essere il portone che ci porta verso la fame zero», ha suggerito ieri - con la consueta energia - Ertharin Cousin, la direttrice esecutiva del World Food Programme. «In questo momento, un bambino su quattro non può sviluppare il proprio potenziale. La gente cerca rifugio ed emigra, se non ha cibo e speranza a casa propria. Noi invece possiamo, dobbiamo dar loro speranza e pace».
Affidare al leader dell’Onu la Carta di Milano e le sue parole («Un futuro sostenibile e giusto è anche una nostra responsabilità», si legge nell’ultima frase) è così un vero passaggio di testimone. A porgerlo a Ban Ki-moon il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina: «Expo è stata un’importante piazza globale. Abbiamo acceso l’interesse, l’impegno, la curiosità di milioni di persone, di tantissimi giovani. È stato un laboratorio di cittadinanza ed educazione».