venerdì 16 ottobre 2015

La Stampa  16.10.15
Duro attacco di Renzi a Tusk
“Le sue frasi irrispettose dell’Italia”
Dopo l’accostamento del nostro Paese all’Ungheria Bonus-migranti, pressing del premier: “Vale 3,3 miliardi”
di Fabio Martini


Approda nel palazzone di vetrogranito dei vertici europei con due ore di ritardo, indelicatezza inusuale, elude i microfoni protesi verso di lui («ho fatto una conferenza stampa mezz’ora fa...»), dopodiché Matteo Renzi tira dritto. E finalmente, poco prima delle 19, raggiunge gli altri 27 capi di Stato e di governo, oramai quasi alla conclusione della prima sessione di lavoro, in procinto di andare a cena. È così che Matteo Renzi ha fatto il suo ingresso al vertice europeo, allo spirare di una delle giornate più «spumeggianti» da quando è presidente del Consiglio. In mattinata, nell’aula di Montecitorio, c’era stato il riconoscimento tributato dal segretario generale delle Nazioni Unite all’Italia per l’accoglienza dei migranti. Poi, nel primo pomeriggio, il premier ha vestito i panni del «one man show» nella conferenza stampa durante la quale ha illustrato la legge di stabilità, in un tric-trac di annunci concreti, auto-elogi, tweet e slide. Poi, l’approdo a Bruxelles: un vertice dall’agenda ricca, nella quale campeggiava la questione immigrazione nelle sue diverse declinazioni.
Questione sulla quale, come ha detto Renzi in Senato due giorni fa, «avevamo ragione noi, mentre l’Europa e il resto d’Europa no». È per questo motivo che Renzi, appena approdato nel Consiglio, si è metaforicamente tolto un «sassolone» dalla scarpa: dieci giorni fa il presidente del consiglio europeo, il polacco Donald Tusk, se ne era uscito con una battuta («Agli italiani, greci e ungheresi, vorrei dire che nessuno deve pensare di usare le ondate migratorie come merce di scambio tra vicini») con la quale aveva accostato Italia e Ungheria in un unico «mazzo». Una battuta che aveva fatto infuriare Renzi - si sussurra anche di un sms fiammeggiante in partenza da Roma - e ieri sera, nel plenum del 28, il premier italiano ha duramente attaccato Tusk per quelle parole, considerate «irrispettose» e sbagliate.
Da settimane Renzi ha avanzato anche una richiesta all’Ue: quella di riconoscere all’Italia una sorta di indennizzo per il peso sostenuto col fenomeno migratorio. Nelle settimane scorse si era parlato di «clausola immigrati», a seguito della richiesta italiana del riconoscimento di un terzo «sconto», oltre a quello già riconosciuto per le riforme e a quello da riconoscere per gli investimenti. Il bonus immigrati nella richiesta italiana corrisponde a un margine di flessibilità dello 0,2%, pari a 3,3 miliardi, dunque un margine corposo all’interno della Finanziaria italiana. Un margine già inserito nella legge di Stabilità.
Nella legge di Stabilità
Al di là delle sottigliezze semantiche in preparazione a Bruxelles, il compromesso politico sul quale invece si sta attivamente lavorando è questo: il bonus immigrati sarà esaminato a Bruxelles «caso per caso» e per quanto riguarda l’Italia la raccomandazione - informale ma accorata - da parte della Commissione è quella di evitare a Roma ogni enfasi su questo capitolo. Ieri Renzi si è espresso così: «Non dobbiamo convincere niente e nessuno: se c’è la clausola sui migranti la usiamo, se non c’è non la usiamo». E a quel punto, spiazzando lo stesso Renzi, per una volta è toccato a Pier Carlo Padoan rincarare la dose: «È la Commissione a dover chiarire in che modo si può gestire in pratica questa innegabile circostanza eccezionale. Stiamo aspettando istruzioni tecniche».