La Stampa 16.10.15
Netanyahu: Abu Mazen mente, ma sono pronto a incontrarlo
Il premier apre al dialogo per fermare le violenze in Israele
di Maurizio Molinari
«Abu Mazen è un bugiardo ma sono pronto ad incontrarlo perché può aiutare a riportare la calma»: il premier israeliano Benjamin Netanyahu attacca e al tempo stesso apre al presidente palestinese nel tentativo di ricorrere alla politica per porre fine alla rivolta dei coltelli. La doppia mossa di Netanyahu segue il passo falso compiuto da Abu Mazen mercoledì sera, quando ha parlato in tv ai palestinesi accusando le forze di sicurezza israeliane di aver «ucciso a sangue freddo» un «palestinese innocente» ovvero il tredicenne Ahmed Manasra.
Le prove di Tel Aviv
L’errore sta nel fatto che Manasra non è morto ma si trova nell’ospedale Hadassa di Gerusalemme dove i dottori lo hanno operato, curato e presto lo dimetteranno. «Manasra non è stato ucciso e non è neanche innocente» afferma Netanyahu, mostrando ai reporter il video che lo ritrae, assieme al cugino 15enne, mentre corrono con nelle mani i coltelli usati per ferire a Pisgat Zeev due israeliani, incluso un bambino tredicenne in bicicletta.
Per Netanyahu la vicenda dimostra che «dopo le bugie sulle violazioni dello status quo sulla moschea di Al Aqsa, Abu Mazen dice altre menzogne contro Israele al fine di incitare all’odio contro di noi». Saeb Erakat, consigliere del presidente palestinese, ammette l’errore: «Abbiamo avuto informazioni errate». Ma rilancia le accuse ad Israele di «esecuzioni extragiudiziali di palestinesi». Poiché sul terreno si è trattato della prima giornata senza violenze, a seguito dello schieramento delle truppe a fianco della polizia, Netanyahu si dice favorevole alla proposta Usa di un incontro con Abu Mazen «perché può aiutare a riportare la calma». «Vedersi con lui, con il re giordano Abdallah ed altri leader può essere molto utile» aggiunge il premier, secondo il quale però l’ostacolo «è Abu Mazen in quanto è lui che non vuole vedermi». Da qui il lavorìo della diplomazia Usa che, con John Kerry, lavora ad un summit da tenersi in Giordania in tempi stretti.
Tensioni con gli Usa
Ma a complicare i preparativi c’è una mini-crisi Usa-Israele. A innescarla è John Kirby, portavoce del Dipartimento di Stato, che parla di «violenza sproporzionata di Israele contro i palestinesi». Netanyahu tuona: «Affermazioni infondate, cosa farebbe la polizia di New York o Washington se in quelle città la gente venisse accoltellata in strada?». Kerry in serata corre ai ripari: «Israele è vittima del terrorismo ed ha il diritto di difendersi».