venerdì 16 ottobre 2015

La Stampa  16.10.15
Italicum, il Pd pensa di nuovo a un premio di coalizione
L’aggiustamento sarebbe dare comunque più seggi al primo partito. Ma modifiche solo se il voto è vicino
di Francesco Maesano


Finché in ballo c’era il transito delicato della riforma costituzionale al Senato, l’input di Palazzo Chigi era di smentire ogni ipotesi di modifica dell’Italicum. Ora che almeno quel passaggio è superato, l’idea di ritoccare la legge elettorale che entrerà in vigore a metà del prossimo anno è tornata a farsi strada.
Il punto è l’assegnazione del premio di maggioranza. Oggi la legge lo concede alla lista vincente. Nello schema che girava ieri tra i gruppi parlamentari del Pd andrebbe alla coalizione col maggior numero di voti, con l’avvertenza, e questa è la novità, di assegnare i seggi in misura percentualmente maggiore al partito che ha ottenuto più consensi degli altri nell’ambito dello stesso raggruppamento. Una sorta di «premio di lista interno».
I renziani di rito ortodosso storcono il naso. La minoranza del partito invece è in piena attività. E, come ogni impresa politica di ampio respiro, prima di dare il via alle manovre si è recata in pellegrinaggio al Colle. C’è stato Bersani e, tre giorni fa, Vannino Chiti. Chi è stato al Quirinale ne è tornato con l’impressione che anche secondo Mattarella si debbano armonizzare la legge elettorale con le modifiche che verranno apportate alla Costituzione.
Ci sono poi le ovvie considerazioni di strategia politica. Una modifica in questo senso dell’Italicum metterebbe in grossa difficoltà il M5S. Con il premio di lista i Cinquestelle, che rifiutano qualsiasi alleanza, hanno buone possibilità di ritrovarsi al ballottaggio. Se invece si tornasse allo schema coalizionale ci sarebbero molte più possibilità di assistere al ritorno del bipolarismo inteso in senso classico: centrodestra contro centrosinistra.
Ma la partita più interessante è forse quella dei tempi. Il convincimento di tutti, da Renzi, che per ora nega di voler riaprire la legge, a chi ne chiede la modifica, è che si debba procedere solo dopo l’approvazione definitiva della riforma costituzionale, comprensiva del passaggio referendario. I tempi per farcela entro la tornata delle amministrative ci sarebbero pure, ma tra la sessione di bilancio e altri provvedimenti già annunciati, come le unioni civili, lo spazio per chiudere la riforma entro la primavera è molto stretto. E c’è anche un’ulteriore valutazione: difficilmente Palazzo Chigi modificherà l’Italicum in senso coalizionale troppo in anticipo sul voto, per non rischiare di veder crescere una forza concorrente a sinistra del Pd.