giovedì 15 ottobre 2015

Repubblica 15.10.15
E Montmartre fece la rivoluzione del colore
Da Degas a Renoir fino agli italiani come Zandomeneghi. Ecco la squadra dei maestri che cambiarono la pittura
di Lea Mattarella


Quella che racconta Toulouse-Lautrec è una Parigi leggendaria. Dove gli artisti arrivano per partecipare e dare il proprio contributo a quella che, già alla fine del XIX secolo, ha tutta l’aria di essere una rivoluzione pittorica epocale. Chi giunge a Montmartre, quartiere che nel 1860 è stato inserito nella cerchia della città, trova caffè-concerto, balli, prostitute, artisti, vita che pulsa. E non può che esserne sedotto. Così a Palazzo Blu di Pisa, intorno alle opere di Toulouse-Lautrec, ecco gli artisti che lo hanno influenzato e coloro che, anche tra gli italiani, lo hanno guardato con ammirazione, riuscendo a cogliere e a fare propri elementi tipici del suo sguardo sul mondo.
C’è ad esempio Federico Zandomeneghi che parte per Parigi portando con sé il suo bagaglio di colore veneziano. Si infatua di Edgar Degas e ha ben presente il mondo di Lautrec. In mostra ecco alcune tra le sue opere più celebri come Il Moulin de la Galette e A teatro . Il primo è datato 1878 che è l’anno in cui Zandò, come lo chiamano da queste parti, espone insieme agli impressionisti. Due anni prima lo stesso luogo era stato immortalato da Renoir in un quadro-manifesto della pittura della vita moderna, quella che auspicava Charles Baudelaire quando scriveva che «il pittore, il vero pittore sarà colui che saprà strappare alla vita odierna il suo lato epico, e farci vedere, mediante il colore e il disegno, quanto siamo grandi e poetici con le nostre cravatte e le nostre scarpe di vernice! ».
Zandomeneghi lo segue su quel cammino. Ma se Renoir ci porta all’interno del Moulin de la Galette, in un giardino in cui si danza, l’italiano ci lascia sulla soglia, in fila per entrare, insieme a uomini con il cilindro, donne con i cappelli, animali che corrono, circondati da un’agitazione che suggerisce vitalità, l’idea stessa di una giornata di festa. Non si vedono i volti, ma le sagome delle figure, il loro atteggiamento: ciò che conta è l’animazione che attraversa il quadro. Diverse sono le composizioni di Il tè e A teatro . Qui l’artista veneziano mostra tutta la sua maestria nell’inquadrare la figura femminile mentre compie i suoi gesti quotidiani. Il confronto con Lautrec e con Degas, del quale sono esposti due bei disegni, rivela subito una grande differenza: pur cercando di afferrare il mondo che lo circonda con gli occhi della verità, Zandomeneghi è attento a rivelare la grazia, l’eleganza, la bellezza priva di ostacoli delle sue figure, mentre i due francesi, con i loro segni veloci, non hanno paura di affrontare anche il lato sgradevole dell’esistenza fino alla deformazione. Sarà Pierre Bonnard a rielaborare il tema della figura femminile in una stanza, in un caffè, intenta a lavarsi o ad acconciarsi. Bellissimo il Nudo nella tinozza qui esposto , in cui la donna sembra compiere un passo di danza. Se Degas spiava dal buco della serratura le sue modelle, quella di Bonnard sembra invece aver ben chiara la presenza del pittore. Tra gli italien de Paris ecco Pompeo Mariani, Leonetto Cappiello, Renato Natali con le loro pennellate rapide e le tele accese dalla Ville-Lumière.