La Stampa 11.10.15
Raid anti-rifugiati, ora la Germania ha paura
Nel 2015 triplicati gli attacchi xenofobi contro i centri di accoglienza. E aumentano le risse tra stranieri
di Tonia Mastrobuoni
Quest’anno in Germania gli attacchi ai centri di accoglienza per rifugiati sono triplicati: dall’inizio del 2015 se ne contano già cinquecento.
Certo, aumentano anche agli arrivi: entro dicembre sono attesi ufficialmente tra ottocentomila e un milione di rifugiati, l’anno scorso erano stati un quinto. Ma oltre ai casi di incendi dolosi, attacchi con bombe molotov da parte di gruppi di estrema destra (registrati soprattutto nella ex Germania Est), aumentano anche i casi di risse dentro i centri, dovute soprattutto al sovraffollamento. Dopo quelle causate da motivi religiosi a Suhr o litigi per le file alla mensa o altri motivi futili registrati negli ultimi giorni in varie strutture di accoglienza, vicino ad Amburgo sono scoppiati ieri dei tafferugli nei bagni tra un gruppo di albanesi e uno di afghani e un uomo coinvolto nel litigio ha persino tirato fuori una pistola. In Germania l’assistenza continua ad essere straordinaria, a fronte di diecimila arrivi al giorno, ma è evidente che le autorità non riescono a garantire in tempo tutte le strutture necessarie per una massa così enorme di rifugiati.
La tassa di solidarietà
Il ministro dell’Interno, Thomas De Maizière, ha definito le aggressioni xenofobe contro i rifugiati «vergognose», ma ha chiesto che le frontiere esterne della Ue vengano protette meglio, anche con una guardia costiera europea. Secondo alcune indiscrezioni, il governo tedesco e la Commissione europea starebbero preparando anche una tassa di solidarietà per affrontare la catastrofe dei rifugiati. E intanto la politica tedesca continua a somigliare in un’arena in cui tutti attaccano tutti e Angela Merkel continua ad essere isolatissima, con i suoi inviti ad affrontare questa «sfida storica». Continua a ripetere il suo mantra, quasi ogni giorno: «Wir schaffen das», «ce la facciamo».
Merkel sotto attacco
Ormai sono in pochi a difenderla, sono diffusi soprattutto nell’opposizione di sinistra. La vicepresidente del Bundestag, Claudia Roth (Verdi), ha definito «ridicole» le minacce del primo ministro bavarese Horst Seehofer.
Baviera assediata
Il politico della Csu ha annunciato venerdì che potrebbe denunciare il governo - di cui il suo partito fa parte - e Angela Merkel alla Corte costituzionale. Non passa giorno che il capo dei cristiano-sociali bavaresi attacchi la cancelliera. Ieri l’ha difesa anche il suo vice, Sigmar Gabriel: «Diffondere panico e paure non serve a niente - ha detto in un’intervista alla “Bild” -. Né la Baviera può mandare soldati con le baionette alla frontiera per ricacciare indietro i profughi». Ma il ministro dell’Interno bavarese, Joachim Herrmann, ha rincarato la dose: «Se Schengen e Dublino non verranno rispettati», il suo Land agirà autonomamente, anche respingendo i rifugiati alla frontiera. L’idea dei bavaresi è che possano essere assorbiti anche dall’Austria o dall’Italia, mentre la cancelliera è dell’idea che qualsiasi profugo abbia diritto a un esame serio della domanda d’asilo.